IL SIGARO NAPOLETANO


Già 300 anni prima di Cristo gli uomini coltivavano il tabacco e conoscevano l’arte di arrotolarne le foglie per poterlo fumare. Gli indiani sudamericani utilizzavano le foglie di tabacco arrotolato per entrare in contatto con gli dei e cercarne i favori. Se all’inizio il tabacco è utilizzato come mezzo per raggiungere gli dei e come medicina, col passare del tempo i sigari diventarono un vero piacere.
Quando Cristoforo Colombo nel 1493 scoprì l’isola di Cuba gli indios lì residenti fumavano le foglie di una pianta chiamata cohiba che arrotolavano fino a ottenere un tubicino denominato tobaco. In seguito a queste osservazioni il tabacco venne introdotto in Europa nel 1493 e subito gli uomini cominciarono a masticarlo e a fumarlo con la pipa.
La prima registrazione di una marca di sigari avvenne nel 1810 con il nome di Bernardino Rencurrel. Se all’inizio veniva utilizzato soprattutto da marinai portoghesi e spagnoli, in seguito, dopo la caduta del monopolio reale spagnolo a Cuba avvenuto il 24 giugno 1817, il sigaro si diffuse in tutta Europa. La decisione di sospendere il monopolio fu presa da re Ferdinando VII per incoraggiare la coltivazione e il libero commercio fra stati del pregiato tabacco cubano.
Re Ferdinando VII permise dunque a Cuba di dare vita a una produzione indipendente. L’industria del tabacco sull’isola si sviluppo con una velocità sorprendente. Già nel 1818 a Cuba vi erano più di 400 fabbriche di sigari, soprattutto a conduzione famigliare, chiamate chinchales. In questo modo ovviamente la manifattura spagnola della Real Factoría, che prima deteneva il monopolio, ne risultò danneggiata.
Il sigaro ha continuato e continua ancora oggigiorno a essere un emblema di una certa “arte di vivere” nuova e individualista.

 Per quanto riguarda le Due Sicilie Re Ferdinando I aveva sviluppato  il sigaro chiamato "Napoletano" e

Si ringrazia Il Sig Antonio Aliperti per la divulgazione di questo particolare storico del nostro passato
Antonio Aliperti      

IL SIGARO DI RE FERDINANDO
Il Sigaro Napoletano, tradizione da ritrovare
Iniziativa Fondazione il Giglio Progetto CompraSud
Anche il Movimento Neoborbonico aderisce all’iniziativa di Umberto Prota e della Fondazione Il Giglio per il Progetto Comprasud. Quello del “sigaro napoletano” fino ai primi decenni del ‘900 era uno dei marchi che associava il nome di Napoli ad una produzione di qualità. Il sigaro che piaceva a re Ferdinando II, raffigurato in un celebre ritratto proprio con un sigaro tra le mani, era prodotto nel Regno delle Due Sicilie dalla metà dell’ ‘800, utilizzando tabacco della varietà “Kentucky” coltivato in Campania, ed era chiamato “Fermentato forte” prima di assumere la denominazione “Napoletano” che Maria Carolina d’Asburgo Lorena, ed a Napoli aveva incontrato successo.
Di forma cilindrica come gli “Avana”, (cfr. Giuseppe Bozzini, Il signor sigaro, Mursia, Milano 1987) il “Napoletano” differiva leggermente dal “Toscano”.
Come altri marchi del Sud, il sigaro “Napoletano” non è stato tutelato e oggi si producono in Italia una trentina di varietà di sigari così denominati. In Italia la manifattura dei tabacchi era stata impiantata nel Granducato di Toscana per volere del Granduca Ferdinando III (1769-1824), che aveva sposato Luisa Maria Amalia di Borbone Napoli, figlia di Ferdinando IV e di “Toscano”, “Toscanello” e “Senese”, uno dei quali porta il nome di Garibaldi (!), il “Napoletano” è scomparso.
La proposta di recuperarlo è stata lanciata dall’imprenditore napoletano Umberto Prota, (titolare dell’antico negozio sartoriale “Arbiter”, Napoli, via Toledo 286) appassionato studioso di storia e tradizioni delle Due Sicilie. La Fondazione Il Giglio, nel quadro del Progetto CompraSud, che vuole unire produttori e consumatori sulla base della comune identità culturale, si associa alla proposta.
Attualmente i sigari Toscani sono prodotti dalle “Manifatture Sigaro Toscano”, antica azienda rilevata nel 2006 dal Gruppo Industriale Maccaferri, che possiede uno stabilimento a Cava de' Tirreni (Salerno).
La ripresa della produzione del sigaro “Napoletano” avrebbe una ricaduta positiva in termini economici su territorio, agganciandosi al valore aggiunto del marchio, ma soprattutto, rilancerebbe in Italia e nel mondo un marchio che appartiene alla storia delle Due Sicilie. Ai consumatori meridionali, fumatori o non, chiediamo di sollecitare le “Manifatture Sigaro Toscano” (info@toscanoitalia.it) a riprendere la produzione del sigaro di re Ferdinando II.
(Lettera Napoletana 73/14).
Nota divulgata dal notiziario telematico leggittimista della Rete di informazione delle Due Sicilie

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