Santa Severina, la nave di pietra, di Sergio Zanardi


Sercio Zanardi


Agorà della Sapienza Mediterranea e Centro Culturale



Quella di Santa Severina, supportata com’è da mille documenti, Bolle papali, Novelle imperiali, resoconti di campagne militari e tanto altro ancora, è Storia Vera, non racconto, o leggenda.

Il suo castello è certamente il documento storico più importante, e lo è anche per l’intero Meridione. Nelle sue mura sono stratificati più di mille anni di storia, dal Kastron bizantino, alla residenza gentilizia del XVIII° e XIX° secolo.

Santa Severina fu una pedina fondamentale delle terre bizantine d’Occidente e testimonia l’appartenenza di quella gran parte dell’Italia Meridionale a quel grande organismo politico e amministrativo che fu l’Impero Romano d’Oriente. Dunque, fu testimone di una romanità orientale che, in Occidente, sopravvisse per un altro mezzo millennio, al crollo del mondo classico.

Santa Severina, assunse il suo nome attuale nel periodo Bizantino, quando il Generale Niceforo Foca, la riconsegnò a Costantinopoli, dopo averla espugnata agli Arabi che l’avevano dominata per circa quarant’anni. Siamo al volgere del IX° secolo. E’ questa l’epoca della grande importanza, anche religiosa del centro, assunto alla dignità di Metropolia che, insieme a Reggio Calabria, costituì il caposaldo del Patriarcato costantinopolitano, contro i tentativi espansionistici del Papato Romano. Due secoli dopo, Santa Severina, è Normanna e Normanne sono le altre terre di un Impero che abbandona, ormai definitivamente, il sogno di riconquista di Giustiniano.

Normanno è il suo castello, poi Svevo e Angioino. Inizia contemporaneamente il graduale cambiamento degli ordinamenti civili e militari, ed inizia una nuova Storia, che assegna a Santa Severina un diverso ed importante ruolo che, nel Basso Medioevo, la vedrà città demaniale, sede di libera Università, con la possibilità di eleggere liberamente i suoi magistrati.

Alla fine del XV° secolo, alle soglie del vicereame, Santa Severina, perde queste prerogative, pur battendosi aspramente per conservarle. Il resto è la Storia di un feudo che appartenne ai Carafa, ai Ruffo, agli Sculco ed infine ai Grutter, che lo conservarono fino al 1806 quando, Gioacchino Murat, abolì la feudalità nell’Italia Meridionale. Da quel momento, la sua storia, è quella di un piccolo centro del Sud dell'Italia, con un grande passato, sancito da quei documenti che lo testimonieranno per sempre.

Ogni sera, d'ogni giorno dell’anno, l’addetto incaricato, impiega oltre mezz’ora per chiudere tutte le finestre di questo imponente maniero. Mille anni di Storia, e anche di più, racchiusi nei diecimila metri quadrati di questo castello museo, uno dei meglio conservati dell’intero Meridione, dentro il quale si sono succedute le dominazioni dei Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini e Aragonesi, che hanno lasciato profondi segni del loro passaggio. Un esempio più unico che raro.

Santa Severina, inclusa nei 100 borghi più belli d’Italia, appare al visitatore già da lontano come una portaerei quando, lasciata la SS 107, ci si avvia verso il colle sul quale essa sorge.

Per salire, bisogna lasciare la direttrice che collega Crotone a Paola, all’altezza della deviazione del ponte sul Neto. Lo Jonio è a brevissima distanza e la Sila, con le sue boscaglie di pini, le piste da sci ancora innevate, altrettanto. Il primo impatto con la Storia, una volta entrati nell’abitato, è con la chiesa bizantina di Santa Filomena, caratteristica per la sua piccola cupola e, poco oltre, una lapide circondata da una coloratissima bouganwille, annuncia l’Agorà della Sapienza Mediterranea.

La piazza è ben curata e accogliente, da una parte il castello che fronteggia la chiesa diocesana, antica sede Arcivescovile e anche Museo Diocesano. Il Potere Spirituale contrapposto al Potere Temporale. L’ingresso al castello, che costa 5€ a persona e prevede anche l’accompagnamento di una guida, mostra subito i segni stratificati della Storia, nella parete accanto al portone.
La visita richiede attenzione ed almeno mezza giornata di tempo, per visitare ogni angolo di questo grande edificio. In alcune sale, combinati in un ordine storico, sono esposti preziosi reperti museali, ritrovati durante i lavori di scavo e restauro, mentre in altri saloni, oltre agli affreschi e ad altri residui gentilizi d’epoca, è possibile ammirare mostre di pittura, che si susseguono tutto l’anno. Altra visita da non perdere, una volta giunti a Santa Severina, perché è un compendio prezioso, è quella al Museo Diocesano, esattamente di fronte al castello, dove sono conservati preziosi manoscritti medievali, opere letterarie d’antica fattura e cimeli religiosi. Particolarmente affascinante il Salone degli Stemmi.
Sergio Zanardi

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