Chiamiamoci Grecia di Lino Patruno

di Lino Patruno
Premessa: in Europa bisogna starci. E non perché lo abbia ordinato il medico, ma perché conviene. L’Europa è la più grande area commerciale del mondo. In un mondo in cui solo i grandi numeri reggono la concorrenza di colossi come gli Stati Uniti ma soprattutto come i nuovi Cina e India. Andare in ordine sparso, ripristinare frontiere, intralciare la circolazione di persone e merci non solo può riportare indietro la storia. Ma può fare solo il gioco dei colossi. Soprattutto un danno per l’Italia, Paese esportatore che più dogane trova peggio è. Conviene anche stare nell’euro, nonostante i suoi nemici interessati più ai voti che al bene al Paese. Non è vero che ha fatto aumentare i prezzi, anche se un euro si è fatto passare per le vecchie mille lire e non duemila.
Ma l’euro non ha mai portato l’inflazione sopra il 2 per cento, proprio perché il suo primo comandamento è la stabilità dei prezzi. Anzi ci siamo lamentati della deflazione, il ribasso eccessivo dei prezzi. L’euro ha altri difetti, soprattutto essere il capro espiatorio di una crisi con altri padri. Ma senza l’euro è meglio non immaginare dove sarebbe arrivato il debito pubblico italiano che continua pure ora ad aumentare invece di diminuire. Ma stare in Europa e nell’euro non vuol dire che l’Europa e l’euro siano il migliore dei mondi possibili.
Vedi la Grecia. Non ci sono dubbi: i debiti vanno pagati. Anzi meglio non farli. Ma chiedere soldi e non restituirli non è solo roba da furbetti del quartierino. E’ la violazione di un principio di fiducia senza il quale ci sono le guerre non gli accordi. Un furto a chi li presta. E allora i Paesi che pur ne hanno bisogno meriterebbero solo di essere abbandonati. Che il premier greco Tsipras possa essere considerato un inaffidabile non dovrebbe sorprendere. Però poi bisogna capirsi.
Finché l’Europa non sarà un unico Stato, nessun gruppo di Stati dovrebbe poter dire a un altro cosa fare. Finché non ci sarà la Federazione europea, ogni Stato conserva la sua sovranità. Neanche gli Stati creditori devono poter imporre alcunché a quelli debitori. Figuriamoci i cosiddetti mercati. Possono dirgli: la riduzione del tuo debito è la condizione perché noi ti facciamo altro credito. Anche l’eliminazione dei meccanismi che ti fanno fare debito.
Ma come eliminare questi meccanismi, ogni Stato dovrebbe deciderlo da sé. Non si dovrebbe poter dire a Renzi di fare il Job’s Act con le nuove regole del lavoro, né di tagliare le pensioni. E se io posso raggiungere lo stesso risultato con altre riforme? Così non si sarebbe dovuto dire a Tsipras di aumentare l’Iva sul turismo nelle isole (principale fonte di reddito) o di ridurre le spese militari (loro che sono ossessionati dalla minaccia turca).
In poche parole: non si sarebbe dovuto imporre il ricatto dell’austerità come unico e non negoziabile metodo non solo per rimettersi in riga ma addirittura per tornare a crescere, unico vero segreto. La questione è tutta lì. Non sono solo fior di premi Nobel a ridere all’idea che si possa crescere mortificandosi. In linguaggio economico: senza investimenti. Cioè spesa. Ecco come Tsipras è molto meno imbroglione di quanto appaia: non posso ridurre ulteriormente alla fame il mio popolo per farlo uscire dalla fame. Ecco il lungo braccio di ferro arrivato ai nostri drammatici giorni. Ci sono colpe a metà fra Europa e Grecia. Tutto gestito malissimo in due. Come in tutte le guerre, c’è anche ora molta disinformazione. Fino al punto che autorevoli organismi internazionali hanno rivelato cifre da complotto contro la Grecia più che da allegra finanza greca. Con non adamantini intenti dei creditori. Poi di mezzo ci hanno messo non solo la presunta allegra tendenza a vivere con ciò che non si ha.
Ma anche l’allegra vita dei greci colpevoli di andare al bar mentre nelle virtuose contrade del Nord non ci vanno. Debitori e viziosi. Cupa ideologia calvinista che porterà pure al successo economico ma che bolla come peccaminoso ogni stile di vita non conforme. A cominciare da quello mediterraneo. Anche se poi in Mediterraneo scendono a farsi le due settimane tutto compreso. Riepilogo. Se i debiti si fanno, vanno saldati. Primo comandamento. Anzi sarebbe meglio non far passare il debito come un principio virtuoso di vita.
Ma la Grecia è troppo piccola per il bilancio europeo perché non possa esserci un accordo. E l’Europa non dovrebbe metter fuori nessuno perché o è solidarietà o non è. Né imporre etiche, per carità. Specie questa Europa che vuole le mozzarelle col latte in polvere per favorire qualche monopolio che lo produce. In Europa bisogna starci. Anche la Grecia. E quanto all’Italia, se vogliono imporle il latte in polvere (e la lunghezza dei fagiolini) è perché ci ha quasi sempre mandato le mezze cartucce a rappresentarla. Così arriva il momento in cui si ha torto anche se non lo si ha.
da: La Gazzetta  del Mezzogiorno
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