Il Reale Esercito del Regno delle Due Sicilie
Il Reale Esercito del Regno delle Due Sicilie
Ingiustamente tacciato di incapacità militare ed etichettato
come Esercito di Franceschiello (nomignolo col quale il popolino napoletano
soleva chiamare affettuosamente il proprio Re Francesco II) dalla storiografia
post-unitaria, nella realtà dei fatti il Reale Esercito delle Due Sicilie non
era per niente inferiore, da un punto di vista operativo, a quelli degli altri
Stati europei. In realtà, trattandosi della terza potenza industriale del
mondo, il Regno delle Due Sicilie vantava un apparato bellico di notevole
rispetto, l’unica lacuna semmai era costituita dall’elevata corruttibilità dei
quadri superiori che, durante l’avanzata delle camicie rosse garibaldine,
preferirono ritirarsi piuttosto che combattere, sapendo che a breve sarebbero
stati integrati nell’esercito di un paese territorialmente più grande. Circa il
valore dei soldati, per, non esistevano dubbi. Non a caso il giornale francese Le
Moniteur riporta una vignetta raffigurante un soldato, un ufficiale superiore
ed un generale dell’esercito duosiciliano: il primo aveva la testa di un leone,
il secondo quella di un asino, il terzo ne era del tutto sprovvisto.
Il sovrano che più di tutti contribuì alla costituzione di
un esercito forte e preparato fu Ferdinando II di Borbone. Salito sul trono alla
morte del padre Francesco I nel 1830, si dimostra subito un uomo dal
temperamento forte. Per prima cosa allontana tutte le eminenze grigie dei suoi
predecessori, a cominciare da sua madre Maria Isabella di Borbone-Spagna che,
rimasta vedova, sembrava subire il
fascino di diversi ufficiali dell’esercito,
elevandoli con eccezionale rapidità al ruolo di amanti, per poi scaricarli con
altrettanta rapidità a vantaggio di nuovi arrivi. Ferdinando pensa bene di
riunire in adunata gli ufficiali del regno, quindi impose alla madre una scelta
definitiva, caduta sul colonnello Francesco Del Balzo, quindi dopo la
celebrazione delle nozze li invia in luna di miele perpetua. Successivamente richiama
in servizio gran parte degli ufficiali che avevano prestato servizio sotto
Gioacchino Murat, dei quali ne riconosceva la preparazione e l’esperienza. In
linea di massima, con le riforme avviate da Ferdinando II, nel 1859 l’esercito
del Regno si articolava sulla leva. Il servizio durava cinque anni, ai quali ne
seguivano altri cinque nella riserva, tuttavia esisteva anche la possibilità?
di effettuare otto anni continuati, senza transitare nella suddetta riserva. I
coscritti, il cui numero veniva stabilito anno per anno dallo stesso sovrano,
venivano sorteggiati nei comuni del regno fra i giovani in età compresa fra i
18 ed i 25 anni, quindi inviati nel capoluogo della provincia di appartenenza
per la visita di idoneità e successivamente inviati ai reparti per un
addestramento di sei mesi. Accanto alla leva esisteva anche la possibilità di
prestare servizio volontario di otto anni per i cittadini dello Stato, di
quattro per gli stranieri. L’Istituto più importante per la formazione degli
ufficiali, in particolare del genio e dell’artiglieria, era la Scuola Militare Nunziatella
di Napoli, tuttavia la stragrande maggioranza degli ufficiali dell’esercito
provenivano dai sottoufficiali, in seguito al superamento di un duplice esame.
Per ciò che concerne le promozioni, si avanzava per anzianità ai gradi di capitano, tenente colonnello e colonnello, mentre per quelle a tenente e maggiore era richiesto il superamento di una prova d’esame.
L’esercito si articolava nelle armi di fanteria, cavalleria,
artiglieria, genio e gendarmeria, ai quali si aggiungevano due reparti di
truppe sedentarie stanziate la prima a Napoli, la seconda a Palermo, alle
dirette dipendenze del sovrano. A queste si aggiungevano alcuni reparti della
Guardia Svizzera. In Sicilia esisteva anche un corpo di polizia speciale
denominato: Corpo delle Compagnie d’Armi, retaggio dell’epoca feudale, poiché
prendevano origine dalle milizie personali dei signori. La fanteria si
suddivideva in di linea, leggera, della guardia reale ed estera, la cui unità
di base era la compagnia. In linea di massima sei compagnie costituivano un
battaglione, mentre due battaglioni formavano un reggimento. Alla fanteria
della guardia reale competeva la protezione del sovrano e della sua famiglia.
La cavalleria si distingueva in leggera, composta da reparti di cavalleggeri,
ussari e dragoni, e pesante, istituita nel 1848. Essa si articolava in
reggimenti, formati da due battaglioni, a loro volta composti da due squadroni
operativi e da uno di addestramento. L’arma di artiglieria si componeva di due
reggimenti di artiglieria a piedi, quindici batterie montate, delle quali una
estera, un gruppo di artificieri, una compagnia a cavallo, un corpo speciale di
artiglieria antisbarco che presidiava le piazze marittime ed un battaglione del
Treno, con compiti logistici e di trasporto. A questi si aggiungeva un’ulteriore
specialità denominata “Corpo Politico dell’Artiglieria” cui spettava il compito
di costruire o approntare il materiale bellico.
http://www.duesicilie.org/spip.php?article4
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