Il Real Albergo dei Poveri
Il Real Albergo dei Poveri
S.M. CArlo Di Borbone |
Il Real Albergo dei Poveri si trova in piazza Carlo III,
fondato dal sovrano borbonico Carlo Di Borbone, per ospitare le persone più
bisognose (poveri, orfani, mendicanti) l’Albergo dei poveri, detto anche
Palazzo Fuga e, nell'uso popolare, Reclusorio o Serraglio, oggi rappresenta
solo una parte ridotta del progetto iniziale (la costruzione doveva essere
lunga 600 m e larga 135). Disegnata dall’architetto Ferdinando Fuga nel 1751,
interrotta e ripresa più volte, la struttura è rimasta infine incompiuta,
prevedendo nel corpo centrale una chiesa a pianta stellare, della quale furono
realizzate solo le fondamenta. La facciata interamente ristrutturata è in
cinque ordini di finestre intervallate da lesene, con timpano centrale.
L’ingresso si mostra ad alto impatto scenografico con corte centrale e scala a
doppia rampa balaustrata. L’iniziativa del re, assolutamente innovativa, doveva
riuscire ad ospitare migliaia di persone e ad avere fini assistenziali. Negli
anni una scuola di sordomuti e una di musica sono nate all’interno
dell’ospizio.
Il progetto prevedeva una facciata principale di 600 metri (alla fine ne vennero realizzati 354) e quelle laterali di 135, con all’interno cinque cortili (che poi furono solo tre) tra i quali quello di mezzo doveva contenere una chiesa. Inoltre, la zona destinata all’edificazione era situata nel quarti eredi borgo Loreto, ma, vista la natura del terreno poco adatta ad ospitare una costruzione del genere e dell’aria poco salubre, si decise di cominciare a costruire il palazzo nella sua attuale collocazione. I lavori procedevano a singhiozzo e si alternavano periodi di frenetica attività ad altri di inoperosità per mancanza di fondi.
L’architetto Ferdinando fuga venne coadiuvato nel suo lavoro
da Giuseppe Galbiani (sostituito dal figlio Ferdinando nel 1778) fino al 1781
quando, a causa del a morte dell’architetto fiorentino, la direzione venne
affidata per un breve periodo a Mario Gioffredo e, successivamente, a Carlo
Vanvitelli. Quest’ultimo, essendo impegnato anche nel cantiere di Palazzo
Reale, delegò un suo fidato collaboratore, Francesco Maresca, di occuparsi
dell’Albergo dei Poveri. Quest’ultimo, vista la mancanza di fondi, ridimensionò
l’originale progetto del Fuga e, nel 1803, i lavori vennero sospesi, anche se
la struttura cominciava ad espletare le proprie funzioni.
Inizialmente, la struttura ospitava, divisi in categorie,
donne, uomini, ragazze e ragazzi, ai quali venivano offerti, oltre che vitto e
alloggio, un’istruzione e la possibilità di imparare un mestiere. Vista la
mancanza di risorse, molti degli uomini presenti nell’Albergo vennero assunti
come muratori per completarne la costruzioni, mentre a molte donne vennero
regalate le fedi nuziali affinché potessero trovare marito e lasciare
velocemente il palazzo.
I lavori ripresero nel 1819 grazie ad una donazione di
re Ferdinando I, per essere definitivamente interrotti nel 1829, lasciando
incompiuta la chiesa e la facciata principale che presenta numerose file di
finestre e, nella parte centrale, una scalinata a doppia rampa anticipa i tre
archi d’ingresso; i due laterali presentano un fregio con le iscrizioni “Regium
Totius Regni” e “Pauperum Hospitium”, mentre nel frontone del timpano centrale
è posto un orologio. All’interno, altre iscrizioni identificano le due porte
del vestibolo, un tempo adibite ad ingresso per le donne e per gli uomini: su
di esse era scritto rispettivamente “Pro Feminis et Puellis” e “Pro Viris et
Pueris”. Questa divisione permetteva di raggiungere le sale in cui si
svolgevano le varie attività: i maschi si dedicavano allo studio della
grammatica, della matematica, della musica, del disegno o all’apprendimento di
mestieri manuali come il sarto, lo stampatore, il calzolaio, il tessitore e il
meccanico; le donne, oltre che allo studio, venivano formate nel campo della
tessitura e della sartoria.
In seguito, nel 1838, alle varie scuole, tra cui anche una
per sordomuti, si aggiunse un istituto di correzione minorile che fede
guadagnare alla struttura anche il nome di Reclusorio.
Nel 1861, la
struttura ospitava più di 5000 persone, ma a causa della diminuzione di fondi,
le condizioni di vita al suo interno peggioravano sempre di più. Chi vi
lavorava non riusciva più a far rispettare le regole e gli “ospiti”
cominciarono ad abbandonarsi, quando andava bene, all’ozio, mentre molti altri
si dedicavano a piccoli furti e alla prostituzione. Con il passare del tempo la
situazione continuò a peggiorare, finché il 21 agosto del 1866 venne
organizzata una rivolta che costrinse le autorità ad istituire una commissione
d’inchiesta che accertasse le responsabilità dell’accaduto.
Nel corso degli anni si avvicendarono nei suoi locali un
Centro di Rieducazione per Minorenni, un Tribunale competente a giudicare le
cause riguardanti i minori di diciotto anni, un cinema, delle officine
meccaniche, una palestra, un distaccamento dei Vigili del fuoco e l'Archivio di
Stato civile.
Istituto di Rieducazione per Minorenni
Nel 1937 sotto l'impulso del Prefetto Marziali, fu operato
un radicale rinnovamento venendo incontro alle necessità segnalate dal ministro
di Grazia e Giustizia Arrigo Solmi e dal Direttore Generale delle Carceri
Giovanni Novelli per la realizzazione di un istituto di tutela, assistenza e protezione
dei minorenni soggetti a misure di sicurezza. Questi piccoli ospiti, sottoposti
ad osservazione, selezioni e curati in relazione alle condizioni ambientali ed
economiche in cui erano nati e cresciuti, ed alle cause fisiologiche e sociali
che ne avevano determinato la devianza, erano avviati al laboratorio
d'istruzione ed alla classe professionale dove ricevevano una preparazione tale
da essere poi assunti come operai specializzati nelle aziende pubbliche o
private.
Il Tribunale per i Minorenni ed il centro di rieducazione
occupavano tutta l'ala occidentale del palazzo. I locali all'epoca utilizzati
comprendevano il salone di udienza preliminare con annesso ufficio del
Presidente di Tribunale, l'ufficio del Procuratore del Regno, le sale per gli avvocati,
la camera di consiglio, la camera dei testimoni e vari uffici annessi del
palazzo erano adibiti a centro di osservazione che comprendeva una vasta sala
di ricezione, l'infermeria per le visite mediche, una sala per le esposizioni,
un refettorio con annessa cucina, ampie camerate di pernottamento, due
palestre, due giardini, un'officina, un laboratorio artigianale, una cappella
per le funzioni religiose, una scuola elementare, una scuola di psicotecnica e,
infine, la Direzione Didattica.
Nel 1938 ospitò alcuni rappresentanti del Congresso
internazionale di criminologia. Importanti crolli dell'ala su via Tanucci
furono registrati nel 1929, un terremoto del 1943 provocò il distacco di alcuni
solai dai muri laterali. Nel crollo dell’ala destra a seguito del terremoto del
1980 persero la vita alcune anziane donne e due persone che le assistevano. In
seguito numerosi progetti ne tentano il recupero, soprattutto a partire dal
1995, cioè da quando l’Unesco lo ha inserito tra le opere appartenenti al
Patrimonio Mondiale. La proprietà dell'edificio, quindi, passò al Comune, che
avviò il restauro nel 1999.
In seguito numerosi progetti ne tentano il recupero,
soprattutto a partire dal 1995, cioè da quando l’Unesco lo ha inserito tra le
opere appartenenti al Patrimonio Mondiale.
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