Dal 1294 è la Fiera di San Giorgio
Dal 1294 è la Fiera di San Giorgio
“Noi Carlo II d’Angiò’ assecondiamo le richieste dei
cittadini di Gravina, sostenute da Giovanni Montfort o Monfort, loro signore,
nostro familiare e consigliere, e concediamo il privilegio di ripristinare le
nundine di San Giorgio. Vogliamo che esse durino otto giorno: da 5 precedenti
il 23 aprile, festività di S. Giorgio, a due successivi ad essa. Ordiniamo che
la fiera si celebri ubi alias consueverunt nundine fieri, celebrentur singulis
annis…, dummodo fient absque dispendio rei pubblice et preiudicio vicinorum”.
Con questo privilegio, rogato e sancito con atto pubblico, Carlo II, l’11
giugno del 1294 autorizzò i cittadini di Gravina, e, per essi, il conte
Giovanni Monfort, a ripristinare la Fiera San Giorgio con tutti i suoi
privilegi, vantaggi e limitazioni.
Mercati e fiere furono componenti importanti dei circuiti
economici medievali, per cui le Università, i feudatari, i monasteri, le
confraternite cercarono di avere un appuntamento economico istituzionalizzato,
favorito dalla protezione regia e da immunità fiscali. Era impossibile
concedere fiere e mercati protetti a tutti i richiedenti, perché sarebbe stato
di grave danno alle entrate regie, comunali e feudali e avrebbe aggiunto altre
discordie tra comunità ed istituzioni cittadine. Ciò nonostante, Carlo II
d’Angiò fu prodigo nel concedere privilegi di fiere e mercati nel suo Regno,
che si aggiunsero a quelli federiciani e si intercalarono tra molti
appuntamenti fieristici precedenti. Non bisogna dimenticare, però, che molti di
essi ebbero vita effimera, altri decretarono la morte degli esistenti, alcuni
sopravvissero e sono ancora fiorenti.
La Fiera S. Giorgio di Gravina è una di quelle sopravvissute
e si celebra puntualmente ogni anno in aprile dal 1294. La sua longevità, la
sua continuità, la sua forza attrattiva si fondano sulle sue buone radici,
costituite da elementi geoeconomici, istituzionali e da particolari contingenze
storiche
Nel 1294 Giovanni Monfort divenne patrocinatore, protettore
e sostenitore della fiera S. Giorgio, per la quale ebbe la prerogativa di
eleggere il maestro di fiera. Un documento, datato Gravina 8 dicembre 1301,
riporta l’inventario dei beni posseduti e gestiti dal Monfort, con tutti i
diritti amministrativi, finanziari e giudiziari. Tra quest’ultimi rientrò il
diritto di elezione del maestro di fiera, che fu ereditato e difeso dagli
Orsini, duchi e padroni della città sino al 1810.
Alla morte di Monfort il feudo di Gravina ritornò alla Regia
Curia e da questa ad Isabella d’Angiò, sorella di Carlo II e regina d’Ungheria,
rappresentata in terra gravinese da Uguetto bolognese, vicario e procuratore,
investito della carica di maestro giurato. Carica questa che attribuiva
funzioni poliziesche e giudiziarie ordinarie e, in caso di fiera, funzione
straordinaria da affiancare o sostituirsi al maestro di fiera.
La fiera gravinese fu una delle tante fiere angioine,
promossa da semplice mercato ad appuntamento economico di rilievo, dove si
vendevano grandi quantità e tante diversità di prodotti e animali, dove si
esponevano i bei cavalli murgiani, allevati nella masseria regia o marestalla,
dove si calmieravano i prezzi del grano e dei cereali.
Alcuni mercanti di grano, orzo e prodotti agricoli
dichiararono nel 1271 che il prezzo del grano stabilito sui mercati di Gravina
e Altamura era di 12 tarì aurei per salma(ll). Il documento non fa riferimento
alla fiera, ma la data e l’oggetto riportati attestano implicitamente che si
tratta di un dato economico riconosciuto nei centri di maggiore produzione di
cereali, dove la vendita avveniva nel periodo di fiera (aprile), quando si
stabilivano i prezzi da praticare per tutto l’anno e in tutto il Regno.
Se a Giovanni Monfort si deve il ripristino della fiera, il
rilancio economico, commerciale, turistico e folcloristico lo si deve ai conti
Pietro e Giovanni d’Angiò. Questi gestirono la contea di Gravina dal 1302 al
1334 ed ebbero particolare cura e sorveglianza sulla “marestalla regia”, per
gli allevamenti dei cavalli. Questi e altri animali delle masserie regie e
private di Puglia e Basilicata si aggiunsero al fiorente mercato del grano,
orzo, cereali e legumi. La fiera di Gravina divenne il luogo e la circostanza
più propizia per fornire la Curia Regia e la città di Napoli di tutte le
derrate alimentari e dei giovani puledri. Da Gravina, infatti, venivano
richiesti i cavalli migliori per la regia corte.
L’importanza, la vitalità, 1′efficacia della fiera S.
Giorgio è attestata da altre preziose fonti, in cui si legge a più riprese la
presenza di mercanti fiorentini delle compagnie dei Bardi e dei Peruzzi, che in
diverse circostanze prestarono soldi al signore Giovanni Monfort, acquistarono
cereali ed animali, anticiparono soldi, si trovarono implicati in diversi
contenziosi.
Nella città l’ affluenza di mercanti e feudatari nei giorni
di fiera, era notevole perché si teneva una prestigiosa rassegna e si vendevano
i cavalli non utili agli allevatori, alla Curia, al conte. Questi animali
furono motivo di preoccupazione del re e del feudatario ogni volta che si
mettevano in vendita ed in mostra alla fiera, per cui si ordinò la presenza del
Giustiziere con un corpo di cavalleria armata, costituita da baroni e feudatari
soggetti al servizio feudale.
La storia e la storiografia sulle fiere non ha conosciuto e
non ha mai preso in considerazione l’atto di ripristino della fiera S. Giorgio
del 1294, emanato da Carlo II, non ha conosciuto gli importanti documenti
innanzi riportati, per cui ha accreditato la sua origine all’ epoca aragonese,
attribuendole, oltre tutto, una scarsa valenza economica. La si fa risalire al
1436 quando, invece, ci fu la riconferma del privilegio di “fiera franca”, che
Alfonso I aveva concesso a Francesco Orsini, conte di Gravina. Questi riuscì a
far rinascere quello che era diventato un mercato consuetudinario,
istituzionalizzò la fiera e la sincronizzò con quella di Bitonto e con tutte
quelle che si svolgevano in Puglia .
Il privilegio di Alfonso II del 1494 confermò all’Università
di Gravina tutte le grazie, gabelle, dazi, statuti, consuetudini, mercati e
fiere, concessi e confermati dai predecessori: Giovanni d’Angiò, conte di
Gravina; Giovanna II d’Angiò, regina; Alfonso I d’Aragona; Ferdinando I. Il
contesto generale del documento si sostanzia delle donazioni angioine, che
consentirono un regime fiscale regolamentato e delle agevolazioni, atti a
favorire gli scambi commerciali sempre e, in modo particolare, in occasione
della fiera.
Francesco Orsini, richiedente di tale privilegio, si
preoccupò di far legiferare anche “sui giorni da tenersi in armonia e
gemellaggio con la vicina fiera di San Leone di Bitonto: questa doveva
precedere quella di Gravina, che poteva iniziare le sue nundine il giorno dopo
la chiusura di quella bitontina. Con gli Orsini la fiera S. Giorgio fu
organizzata, entrò nel circuito commerciale del Regno, venne qualificata e
privilegiata per le contrattazioni dei cavalli e dei cereali. Negli apprezzi la
fiera risulta tra le voci qualificanti per le sue buone entrate, che favorivano
i signori,la Chiesa e i gravinesi.
Nel 1608 il tabulario Virgilio De Marino, stimando la città,
ebbe modo di dare le ragioni che avevano generato la fiera S. Giorgio e le sue
specificità commerciali ed istituzionali. La città di Gravina, scrisse De
Marino, era luogo di transito dei Lucani, dei Calabri, degli Otrantini, dei
Baresi, dei Pugliesi che si muovevano all’interno della regione o che si
dirigevano verso il Nord. Vi transitavano coloro che dal nord della Puglia e
delle regioni limitrofe si dirigevano verso il Sud. Nella città c’era un
ufficio postale regionale. In essa accorrevano forestieri dai paesi lontani e
vicini per vendere e comprare. Portavano dalla marina primizie e pesci, dalla
montagna i frutti della Basilicata, riportandosi in cambio grano, formaggi e le
tante mercanzie che si producevano. Tutto questo movimento commerciale si
intensificava e si organizzava globalmente in occasione della fiera S. Giorgio,
che iniziava il 18 aprile e terminava il 27, governata dal maestro di fiera
cittadino, eletto dal duca di Gravina.
La fiera, nonostante, i privilegi e la secolare pratica, fu
oggetto di contrasti con la vicina città di Altamura, che volle celebrare la
sua fiera San Marco nel mese di aprile e, precisamente, tra quella di S. Leone
di Bitonto la S. Giorgio di Gravina. Nacque un contenzioso tra le tre città,
che approdò nel tribunale della Camera della Summaria. Ebbero ragione Bitonto e
Gravina e conservarono le loro fiere.
La fiera di Gravina venne richiamata, ricordata e
riconfermata in nuovi privilegi e provvedimenti delle autorità centrali e
locali, preoccupate di mantenerla in vita e renderla economicamente produttiva.
Significative furono le deliberazioni della Camera della Summaria del 1634 e il
real decreto di Ferdinando II Borbone del 1854 che ribadirono il diritto e
privilegio, confermarono il suo calendario, tramandarono alle autorità
postunitarie le prerogative di quell’ evento storico-economico.
Alla nota di La Sorsa fece subito eco Domenico Nardone,
storico gravinese, che per primo utilizzò il documento di ripristino del 1294,
segnalando la data certa di rinascita. Questa segnalazione, seminata nell’
alveo delle storie locali, rimase sconosciuta ai ricercatori e storiografi accademici
e tale risulta ancora oggi.
Ci meraviglia il fatto che al certosino Matteo Camera sia
sfuggito il privilegio di ripristino della fiera S. Giorgio, visto che
trascrisse e segnalò quasi tutti i Registri Angioini che riportavano le fiere
istituite dai sovrani d’Angiò.
Le Notizie storiche sulla città di Gravina di Domenico
Nardone riportarono un apposito paragrafo, dedicato alla storia della Fiera San
Giorgio a cui fecero seguito gli articoli di G. Lucatuorto, Gennaro Serena di
Lapigio, Stefano Milillo, di molti giornalisti, che non aggiunsero nulla di
nuovo a quello già scritto dallo storico gravinese
(Fonte: PRIVILEGI E STORIA DELLA FIERA DI SAN GIORGIO, di Fedele Raguso).
(Fonte: PRIVILEGI E STORIA DELLA FIERA DI SAN GIORGIO, di Fedele Raguso).
Per sfatare un privilegio che i nostri cari vicini altamurani si stanno arroccando da un po di tempo in qua, i quali vanno dicendo in giro che gli abbiamo rubato la loro fiera, ebbene se Altamura è nata da una costola di Gravina come potrebbe usurpare quello che di diritto è suo? a meno che non è una idea che stia balenando loro in mente e costruiscono un falso storico come è uso e costume del giacobinismo post unitario, ringraziamo il Prof. Fedele Raguso per le sue ricerche in merito e tutti i ricercatori storici che non si abbandonano al servilismo della bugia di regime solo per la vanagloria e il vil denaro.
Forte del successo delle passate edizioni, quest’anno la Fiera di Gravina si propone in ben 4 giorni di shopping, dall’acquisto importante all’occasione del momento, anche se in ritardo è finalmente partita la macchina pubblicitaria che l'azienda aggiudicatrice per l'organizzazione della fiera ha organizzato forte anche dell'incitamento del Sindaco Valente, della giunta e della città Intera.
Sindaco Di Gravina Alesio Valente |
Nata nel 1294 la Fiera di Gravina è un appuntamento con la storia e la tradizione che accompagna la cittadina.
Stand di Arredamento di produttori e rivenditori, oggettistica per la casa, design, libri, enogastronomia: le migliori occasioni d’acquisto, alla Fiera di Gravina 2015 si potranno trovare tutte insieme. E tutt’intorno, verrà organizzata una festa di eventi speciali non solo dedicati allo shopping, ma anche con degustazioni di ogni tipo, workshop gastronomici, aperitivi con buffet e performance dal vivo dei migliori artisti e dj, mercatini, mostre, proiezioni fotografiche e molte altre sorprese.
Ben 4 giorni di divertimento ed eventi, sono dunque previsti per il 2015 a Gravina, in occasione della Fiera di San Giorgio, in un grande e moderno contesto fieristico, dove tra grandi padiglioni, locations dal sapore storico e ampi spazi all’aperto, la fiera diventerà una vera e propria festa. In particolare saranno presenti produttori da tutta la Puglia, per far assaggiare al grande pubblico le specialità della regione più tipiche. In più, nei ndintorni, in una serie di ristoranti sarà possibile degustare prelibatezze locali e specialità salentine.
La Fiera di Gravina è anche una preziosa occasione per visitare una delle città più belle d’Italia , il gioiello dell'Alta Murgia e perdersi tra i suoi palazzi e le sue statue, le piazzette e i vicoli che la rendono un vero e proprio museo a cielo aperto.
il meteo per i giorni della fiera
Rocco Michele Renna
Rocco Michele Renna
Commenti
Posta un commento