Terremoto nel Regno di Napoli del 1456, il terremoto che colpì anche Gravina In Puglia

Terremoto nel Regno di Napoli del 1456

Terremoto del 1456
Data     5 dicembre 1456
Ora     3 del mattino
Magnitudo momento     7,1
Distretto sismico     Benevento
Epicentro     Benevento
41°08′22.51″N 14°46′58.08″ECoordinate: 41°08′22.51″N 14°46′58.08″E
Nazioni colpite     Regno di Napoli
Intensità Mercalli     XI
Maremoto     Sì
Vittime     Tra 20.000 e 30.000
Mappa di localizzazione: Terremoto Penisola italica centro-meridionale del 1456

Il terremoto del 5 dicembre 1456 si verificò alle 3 del mattino e, con una magnitudo di 7.1, fu uno dei terremoti più forti mai registrati nella penisola italica. Si ritiene che l'epicentro del sisma - avvertito anche in Toscana e Sicilia - fosse localizzato probabilmente nella zona di Benevento. Quasi tutti i paesi dell'entroterra campana furono rasi al suolo e a Napoli furono registrati ingenti danni, tra i quali il crollo del campanile della basilica di Santa Chiara e il cedimento della chiesa di San Domenico Maggiore, che dovette essere ricostruita.

Tra i centri più colpiti: Ariano Irpino, San Giorgio del Sannio, Bojano, Grottaminarda, Vinchiaturo, Isernia (1500 morti), Teramo, Rivisondoli, Roccaraso, Castel di Sangro, Frosolone, Colli a Volturno, Forlì del Sannio. Si verificò anche un maremoto che colpì le coste ioniche tra Gallipoli e Taranto. Lo sciame sismico durò per diversi anni con alcune forti scosse che continuarono a flagellare il centro sud d'Italia già colpito dalla catastrofe del terremoto degli anni precedenti. È stato stimato che le vittime del terremoto furono tra le 20.000 e le 30.000.

Una crisi sismica nel dicembre 1456  che devasta il Regno di Napoli
Un grande disastro sismico dell’Italia centro-meridionale, molto probabilmente causato da quattro epicentri attivatisi in uno stretto spazio di tempo e non solo da uno come si era pensato inizialmente.

L’estensione dell’area dei danni e la complessità delle aree sismogenetiche di quest’area fanno di questo evento una delle più estese sequenze sismiche del secondo millennio.
La revisione di questo evento, basata sull’approfondita analisi dei dati storici e su recenti studi sismo-tettonici, ha portato all’identificazione di 4 aree in cui si sono concentrati i maggiori danni e ad ipotizzare l’attivazione di 4 epicentri attivatisi in un breve spazio di tempo. Nelle cartine d el tempo con ricostruzione storica del sisma I 206 puntini rossi indicano città, villaggi e castelli, che certamente esistevano al tempo del terremoto e per i quali le fonti storiche attestano danni. Gli 838 puntini neri indicano i siti risultanti dal censimento completato nel 1453; la densità abitativa di allora appare molto simile all’attuale.

Fonti:
  • Mario Baratta, I terremoti d'Italia: saggio di storia, geografia e bibliografia sismica italiana, Torino, F.lli Bocca, 1901.
  • Bruno Figliuolo, Il terremoto del 1456, 2 voll., Studi storici meridionali, Altavilla Silentina 1988-1989.
  • Terremoti in Italia dal 62 a.D. al 1908: frammenti di testimonianze storiche e iconografiche tratti dalla banca dati EVA dell'ENEA sulle catastrofi naturali in Italia, Roma: ENEA, 1992.
  • Catalogo dei forti terremoti in Italia 461 a.c.-1980, Roma: Istituto Nazionale di Geofisica, 1995.

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