Cosa centra San Michele Di Gravina e la vittoria di Bitonto da Parte di Carlo Di Borbone?


San Michele, coprotettore di Gravina, e il miracolo della vittoria


Battaglia di Bitonto

Tutti conosciamo i fatti della Battaglia di Bitonto e il ruolo determinante che ebbe Carlo di Borbone (per gli italiani Carlo III). Sappiamo quanto il futuro re di Napoli e di Sicilia tenesse al nostro territorio, al punto da separare la corona di Napoli e Sicilia da quella spagnola e dare il via a una stagione di profonde innovazioni. Innovazioni che portarono questa parte dello “stivale italico” al podio mondiale come terza potenza economica e militare, con un sogno ben chiaro nel cuore.

Un sogno che volle imprimere per sempre sull’obelisco innalzato a Bitonto in onore della vittoria. Chiunque si rechi oggi davanti alla chiesa dei Santi Medici può leggere, scolpite nella pietra, le parole: “Qui nasce l’Italia”. Un’idea che alla progenie dei Savoia non passava nemmeno per l’anticamera del cervello, e che in seguito fu da loro strumentalizzata, tradita e macchiata col sangue dei nostri avi duosiciliani.

Fu proprio Re Carlo di Borbone a chiedere al Duca Orsini di realizzare infrastrutture capaci di portare acqua alla città di Gravina, città che al tempo era tra le più ricche del Regno e che, secondo la tradizione, fu protetta da San Michele Arcangelo contro le armate austriache.
Ed è bello credere che la leggenda della protezione di San Michele a Gravina si possa estendere anche alla vittoria di Bitonto, e con essa alla nascita del futuro Regno delle Due Sicilie.


San Michele Di Gravina

San Michele di Gravina – La cacciata degli Austriaci (1734)

Miracolo o realtà?

Nel 1734, dopo che l’armata di Carlo III riuscì a impadronirsi di Napoli, le truppe austriache si ritirarono in Puglia, sperando di collegarsi con i rinforzi promessi dalla Germania per ribaltare le sorti della guerra. Occuparono alcune città fedeli alla dinastia spagnola, tra cui Gravina.

All’annuncio del loro arrivo, il governatore – seguendo l’ordine del Duca – fece chiudere le porte e preparare il popolo alla difesa. Al calar della sera, i soldati austriaci, circa 6.500 uomini tra fanti, corazzieri e ussari, si accamparono presso la Madonna delle Grazie, nel convento dei Cappuccini e in altri edifici fuori le mura. L’indomani avrebbero tentato l’assalto.

La città era ben fortificata, ma la tensione era altissima. Le donne, colme di paura, affollarono le chiese invocando la protezione dei Santi, in particolare quella del Patrono San Michele, al quale la popolazione nutriva un’illimitata fede.

Gli assalti austriaci furono respinti, ma le razzie nelle campagne gettarono Gravina nello sconforto. La sera del 19 maggio 1734, tra veglie e preghiere, l’intera comunità attendeva con ansia l’arrivo dell’esercito spagnolo promesso in soccorso.

Carlo Di Borbone Re Di Napoli e Sicilia

Il “miracolo” della notte

All’alba del 20 maggio, accadde l’incredibile: nel campo austriaco sventolava una bandiera bianca. Due araldi si presentarono alle porte della città chiedendo di parlare col governatore. Poco dopo, anche il comandante austriaco entrò con pochi ufficiali, accolto con rispetto.
Gli assedianti, che solo poche ore prima minacciavano stragi e distruzione, improvvisamente rinunciarono a ogni ostilità e abbandonarono Gravina.

Il popolo gridò al miracolo. La voce che circolò fu che, durante la notte, il generale austriaco avesse sognato un giovane guerriero con elmo e corazza, che gli aveva puntato una spada alla gola intimandogli di lasciare immediatamente Gravina.

Quando il comandante entrò in città e vide l’effigie di San Michele Arcangelo, riconobbe in lui il guerriero della visione. Si inginocchiò davanti alla statua e fece dono del suo elmo d’argento, della spada e della catena d’oro che portava al collo.

Leggenda o storia?

Gli storici attribuiscono la ritirata a motivi strategici: gli spagnoli erano ormai arrivati in Puglia, i rinforzi tedeschi non erano giunti, e l’armata austriaca dovette concentrarsi verso Bitonto per affrontare la battaglia decisiva, che si concluse con la vittoria spagnola.

Ma per la gente di Gravina, la spiegazione rimase e rimane un’altra: fu San Michele, il protettore e guerriero celeste, a salvare la città.
Una fede che ha attraversato i secoli e che ancora oggi accompagna il popolo gravinese, che a San Michele si rivolge con gratitudine e devozione, riconoscendolo come coprotettore della città e custode delle sue mura e dei suoi abitanti.



Rocco M. Renna

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