GARIBALDINI A MONTEROTONDO . di Vittoria Longo




Vittoria Longo

[...]Entrati nel Duomo alcuni Garibaldini presero un gran Crocifisso, che quivi si trovava , e dopo avergli messo sul capo un loro berretto rosso lo insultavano nei modi più indegni. Tra le altre cose con bocca infernale lo apostrofavano così:
- Se tu sei Cristo, vieni a batterti con noi, ed avremo la vittoria! ... Non rispondi? - E allora, novelli Giudei , gli davano guanciate , colpi di sciabola e di baionetta, lo bistrattavano non altrimenti di quel che si fece nella passione del Salvatore.
Un altro Garibaldino, essendo salito sul pulpito, ne pigliò il Crocifisso; e, dopo di avere arringato i circostanti con parole contro la Religione e con bestemmie, li esortò più volte ad invocare il Dio Garibaldil il che essendo stato fatto più volte dagli astanti, egli aggiunse : In nome dunque di Garibaldi io vi dò la benedizione! - Ed essendosi alcuni messi in atto d' insultante riverenza, egli fece segno col Cristo di benedirli. Quindi con impeto scagliò dal pulpito sul pavimento la sacra imagine, che andò rotta in più pezzi!
Le imagini di Maria santissima ebbero a subire l'istessa sorte. Furono tutte derubate, spogliate, insultate, specialmente quella della Madonna di s. Rocco, in grande venerazione nel paese, e quella del SS. Rosario. A quella di S. Rocco tolsero tutti i doni preziosi che l'adornavano: uno le impostò contro la carabina; ma fu trattenuto dal tirare da un altro , dicendo: - Nò , che è peccato guastare una imagine così bella!
Alla statua della Vergine del Rosario volevano fare enormi nefandezze immonde; ma ne furono impediti. Le immagini di carta della Madonna alcune furono sdruscite e messe in pezzi e forate con le baionette; alcune altre furono impiegate ad usi immondi[...].
[...]Quasi in tutte le altre chiese i tabernacoli furono profanati; il Santissimo Sacramento fu sparso sull'altare e in terra, involando i vasi sacri. Alcuni Garibaldini per estorcere danari da quei poveri cittadini, vendettero le Ostie consacrate, che i fedeli compravano per sottrarle alla profanazione[...]

E' un brano che sarà inserito nel prossimo testo a cui sto lavorando, ed è tratto da un libro del 1867 "il racconto è di Padre V. Vannutelli durante la sua prigionia".
Vittoria Longo

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