La coccarda patriottica Duosiciliana




In origine la coccarda patriottica in panno rosso con il giglio, simbolo di cristianità e appartenenza al regno borbonico simboleggiato dalla corona, era il simbolo dei patrioti duosiciliani sin dal 1799, periodo nel quale si ebbero le prime rivolte contadine contro l’invasore francese. Di queste rivolte ne approfittò il Cardinale Ruffo per creare una armata di Sanfedisti.
I Sanfedisti erano un’armata di qualunque estrazione sociale, accomunati da un solo desiderio “Liberarsi dall’invasore Francese e dei loro affiliati, i traditori Giacobini”. Questi giacobini  con gli invasori francesi, in nome della loro libertà e della rivoluzione francese, commettevano ogni empietà in questa terra, derubando, espugnando conventi e violentando le suore e scannando gli ecclesiastici e chiunque osasse ribellarsi.
 Insomma l’armata sanfedista era l’equivalente di crociati moderni il cui nemico questa volta non erano gli infedeli musulmani, il santo sepolcro da espugnare o Gerusalemme da liberare ma il nostro sacro Regno delle Due Sicilie da restituire al suo Popolo amato.

Come nasce la coccarda patriottica moderna.

Teniamo presente il primo punto, non c’è la corona! 

Non c’è la corona perché non abbiamo ancora un re a guidarci. Semmai fosse possibile che un re in futuro possa guidarci allora inseriremmo la corona, ma non è questo lo scoglio principale per creare un governo del popolo, anche senza un re possiamo, se lo vogliamo veramente, governarci lo stesso.

Il mio caro amico e fratello di lotta Michele Ladisa, conosciuto da tutti come “Lillino” segretario nazionale del sindacato inquilini di Bari e segretario del Movimento Duosiciliano (Briganti), un giorno mi venne a trovare nel mio negozio identitario che avevo appena aperto e mi fece vedere questa coccarda e fu amore a prima vista, mi chiese se fosse stato possibile poterla realizzare e io mi adoperai in tutti i modi.
Michele Ladisa detto Lillino

Mi feci mandare da Bari il nastro di raso rosso perché allora a Gravina non se ne trovava ma avevamo un problema di misure e di ampiezza, era grande ma andai avanti lo stesso. All’inizio usai le colle per costruire la coccarda ma ancora non mi soddisfaceva, allora chiesi ad un amico sarto di farmi vedere come cucire e imparai a cucire, da allora tutte le coccarde venivano cucite, ma c’erano altri scogli da superare: il giglio, la chiusura della coccarda, il raso che si afflosciava e la possibilità di un attacco versatile su ogni tessuto.
il giglio mi costruii uno stampo con il ruba forma (gomma siliconica bicomponente) e con questo stampo li faccio con l’ottone freddo della prochima e vengono fissati con colla a caldo ad alta temperatura, in seguito anche cuciti come un bottone

Per la chiusura devo ringraziare la mia Amica Calabrese la Brigantessa Azzurra Crotonese che mi insegnò a chiudere la cucitura finale e far scomparire il terminale, poi da solo anche grazie alla chiusura imparai a fare l’effetto fiamma, utilizzando soprattutto il doppio raso che finalmente trovo a Gravina In Puglia, il quale mi conferiva rigidità e non si afflosciava più
Anche l’attacco al tessuto era risolto trovando in rete una ditta che mi fece un doppio attacco a pinza e a spilla su un supporto concavo di metallo e la Coccarda Patriottica del Brigante Duosiciliano è Nata!
Adesso la realizzo in 4 misure di ampiezza e tutte gigliate, la prima di otto cm, la seconda di cinque cm ma di proprietà del Movimento duosiciliano che l’ha adottata come simbolo del movimento stesso,

 la terza di  quattro cm. E la più piccola coccarda patriottica fatta a mano di tre cm del quale diventano mini spille o orecchini da donna.
Tutte fatte a mano, gigliati in metallo e con materiali possibilmente trovati sul posto, la mia coccarda ha avuto un infinità di scopiazzamenti anche volgari ma alla fine l’originale resta sempre la mia e chi vorrà farla allo stesso modo.

Ringrazio chiunque vorrà prendere una mia coccarda e indossarla, o chiunque fosse capace di farla a mano , solo cosi siinfonde la vera passione per la lotta patriottica della nostra terra.
 AVàNDE BREGàNDE!
Rocco Michele Renna



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