Maria Cristina Regina delle Due Sicilie, la Reginella Santa

Una regina che predilesse i poveri

 Maria Cristina Regina delle Due Sicilie

Gesù, o buon Gesù, glorificate questa vostra Serva

Cagliari, 14 novembre 1812 - Napoli, 31 gennaio 1836


Maria Cristina di Savoia, figlia del re Vittorio Emanuele I e di Maria Teresa d’Asburgo, ricevette dai pii genitori una solida formazione cristiana. Nel 1832 sposò Ferdinando II, re delle Due Sicilie, e nel duplice stato di moglie e di regina fu modello luminoso di ogni virtù. Vera madre dei poveri, seppe farsi carico delle sofferenze del suo popolo, per la cui promozione ideò ardite opere sociali. Morì ancora giovane, dopo aver dato alla luce il primogenito Francesco, tra l’unanime compianto della famiglia reale e del popolo napoletano. Fu sepolta nella basilica di Santa Chiara in Napoli. Il 6 maggio 1937 papa Pio XI dichiarò eroiche le sue virtù 
  • Una regina che predilesse i poveri Una carrozza transita per le strade sterrate della Napoli dei primi anni Trenta dell’800. A un tratto si blocca e con grazia scende e si inginocchia fino a terra, incurante anche del fango, la regina in persona. Dal finestrino ha visto passare un prete con il Viatico, l’Ostia per gli ammalati, ma in quel gesto immediato di devozione cristiana in Maria Cristina di Savoia non c'è niente di sorprendente. Anche perché, poco tempo prima, andata in sposa al re di Napoli, Ferdinando II, quella stessa regina aveva stabilito, d’accordo col marito, che una parte del denaro per la festa nuziale servisse da dote per 240 spose povere e a riscattare un buon numero di pegni depositati al Monte di Pietà. Nel 1832, appena ventenne e fresca sposa, Maria Cristina è dunque una donna di solida fede cristiana, che ha nutrito con una solida formazione fin dall’infanzia assieme alle sue sorelle. Nel suo cuore, in particolare, il Vangelo produce un’eco spirituale profonda che la porta a desiderare di ritirarsi in clausura. La ragion di Stato la vuole invece sul trono e moglie di un re. Lei accetta ma con il suo atteggiamento improntato ai valori cristiani modella anche l’ambiente di corte che la circonda: come quando fa in modo che per tutti sia possibile nei giorni festivi partecipare alla Messa. La sua giornata, fatti salvi i suoi doveri, è per i poveri. Per meglio dire, sono i poveri il suo “dovere”. Del suo direttore spirituale si dice avesse un baule pieno di ricevute delle persone da lei beneficate. E a lei devono la vita anche tutti quei condannati alla pena di morte che, per intervento di Maria Cristina, videro commutata in grazia l'esecuzione capitale. La vita di Maria Cristina di Savoia si spezza col parto del primogenito, che nasce il 16 gennaio 1836. Il 29, a un passo dall’agonia, prende in braccio il bambino, lo porge al re suo marito e gli dice: “Tu ne risponderai a Dio e al popolo… e quando sarà grande gli dirai che io muoio per lui”. Si spegne il 31 gennaio 1836 tra il dolore di una città che in soli tre anni ha imparato ad amare colei che da quel momento verrà ricordata come la “Regina santa”.
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https://i.ytimg.com/vi/9s0vmeLs73M/hqdefault.jpgDa duecento anni si parla della Venerabile Maria Cristina di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele I (1759-1824) e di Maria Teresa d’Asburgo Lorena (1773-1832), perché il suo ricordo è ancora molto vivo, testimonianza  di un profondo legame che esiste fra lei e il popolo del Sud, che fece suo. Ventiquattro anni appena di vita e tre anni di regno sono stati sufficienti per lasciare un’impronta indelebile nella storia: settentrionale per carattere e abitudini, è tuttora venerata come santa nel Mezzogiorno d’Italia. Nacque il 14 novembre 1812 a Cagliari, dove Casa Savoia si trovava in esilio, essendo il Piemonte occupato dalle forze napoleoniche. Subito venne consacrata a Maria Santissima. Adolescente, dopo l’abdicazione del padre Vittorio Emanuele I a favore di Carlo Felice (1765-1831), il soggiorno a Nizza, il trasferimento a Moncalieri (dove il padre morì) e dopo una breve sosta a Modena, si stabilì con la madre e la sorella Maria Anna (1803-1884), che diverrà Imperatrice d’Austria, a Palazzo Tursi nella città di Genova. Tutte e tre nel 1825 decisero di recarsi a Roma per l’apertura dell’Anno Santo: la paterna benevolenza di Papa Leone XIII, la solennità delle sacre funzioni, la visita alle numerose chiese, ai tanti monasteri e alle catacombe fecero accrescere d’intensità la fede di Maria Cristina. Appena ventenne, dopo la morte della madre, lasciò Genova, sola ed affranta, per volere di Re Carlo Alberto (1798-1849), che la invitò a raggiungere Torino. A sorreggerla e confortarla in tanto succedersi di lutti e distacchi, non le rimase che la sua salda e forte fede, così forte che avrebbe desiderato divenire monaca di clausura, ma Carlo Alberto, la Regina Maria Teresa di Toscana (1801-1855) e l’entourage di Corte cercarono di dissuaderla, ricordandole le ragioni di Stato. Infine, il suo direttore spirituale, l’olivetano Giovan Battista Terzi, fece cadere ogni sua resistenza. Scriverà: «Ancora non capisco come io abbia potuto finire, col mio carattere, per cambiare parere e dire di sì; la cosa non si spiega altrimenti che col riconoscervi proprio la volontà di Dio, a cui niente è impossibile». Il 21 novembre 1832 nel Santuario di Nostra Signora dell’Acquasanta, presso Veltri, venne celebrato il matrimonio con Ferdinando II delle Due Sicilie (1810-1859). La Regina decise, in accordo con il Re, che una parte del denaro destinato ai festeggiamenti per le loro nozze fosse utilizzato per donare una dote a 240 spose e per riscattare un buon numero di pegni depositati al Monte di Pietà. Il suo credo cattolico non fu un sentimento, ma un fatto di vita: ogni giorno assistette alla Santa Messa; non giunse mai al tramonto senza aver recitato il Rosario; suoi libri quotidiani furono la Bibbia e l’Imitazione di Cristo; partecipò intensamente agli esercizi spirituali; fermò la carrozza, ogni qual volta incontrasse il Santo Viatico per via e si inginocchiò anche quando vi fosse fango… in cappella tenne lungamente lo sguardo sul Tabernacolo per meglio concentrarsi su Colui ch’era padrone del suo cuore. Affidò la protezione della sua esistenza  a Maria Santissima e donò il suo abito da sposa al Santuario di Santa Maria delle Grazie a Toledo, dove tuttora si conserva con venerazione. Non si occupò del governo dello Stato, ma fu assai benefica la sua influenza sul marito, che con coraggio si oppose alle idee risorgimentali e liberali. «Cristina mi ha educato», soleva dire Ferdinando II, avvezzo all’uso di espressioni talvolta indecenti, ed ella divenne la sua preziosa consigliera, trasformandosi nel suo «Angelo», come egli stesso la chiamava. Benedetto Croce riferisce che Maria Cristina ottenne per molti condannati a morte la grazia e fra questi persino Cesare Rosaròll (1809-1849), il quale cospirò per uccidere Ferdinando II. Fu donna di intelligenza non comune, colta ed esperta in discipline come la fisica e la classificazione delle pietre preziose. Le eccezionali esperienze mistiche e di estasi arricchirono il suo profondo cammino spirituale. Inoltre la sua umiltà e la sua carità erano immense e conquistarono i napoletani: inviava denaro e biancheria, dava ricovero agli ammalati, un tetto ai diseredati, assegni di mantenimento a giovani in pericolo morale, sosteneva economicamente gli istituti religiosi e i laboratori professionali, togliendo dalla strada gli accattoni. L’opera più grande legata al suo nome fu la «Colonia di San Leucio», con una legislazione ed uno statuto propri, dove le famiglie avevano casa, lavoro, una chiesa ed una scuola obbligatoria. L’attività produttiva era basata sulla lavorazione della seta che veniva esportata in tutta Europa. Il 16 gennaio 1836 nacque Francesco II, l’ultimo Re di Napoli, che verrà detronizzato dalla nefasta e massonica impresa garibaldina. Ma il parto condusse alla morte la giovane Maria Cristina, morte che lei stessa aveva predetto e che accolse con rassegnazione, nella gioia di dare al mondo una nuova creatura di Dio. Era il 31 gennaio e le campane suonarono il mezzogiorno. Maria Cristina, con in braccio il tanto atteso Francesco, giunto dopo tre anni di matrimonio, lo porse al sovrano, affermando: «Tu ne risponderai a Dio e al popolo… e quando sarà grande gli dirai che io muoio per lui». Rivestita del manto regale, adagiata nell’urna ricoperta di un cristallo, venne trasportata nella Sala d’Erede per l’esposizione al pubblico. Per tre giorni il popolo sfilò in mesto pellegrinaggio per rivedere per l’ultima volta la «Reginella Santa», come ormai tutti la chiamavano. La salma venne tumulata nella Basilica di Santa Chiara (la stessa che accoglie le spoglie anche di Salvo d’Acquisto), dove si trova tuttora. Subito si verificarono fatti prodigiosi grazie alla sua intercessione. Pio IX nel 1859 firmò il decreto di introduzione della sua causa di beatificazione. Nel 1958 l’autorità ecclesiastica dispose una ricognizione del corpo della Venerabile e, nonostante i danni provocati dal tempo, dall’umidità e dall’incuria, esso risultò intatto.
Autore: Cristina Siccardi
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Ancora una appartenente alla Casa di Savoia è testimone con la sua vita, della religiosità che ha contraddistinto la Casa reale nei secoli, tanto è vero che vi è un buon numero di beati, venerabili e servi di Dio a far da corona di santità a questo antico casato ma che si perde nella dannazione con Vittorio Emanuele II e la sua progenie del quale ricordiamo che lo stesso Vittorio Emanuele II era cugino della Reginella Santa. Fra questi annoveriamo la venerabile Maria Cristina, regina del Regno delle due Sicilie, nata a Cagliari il 14 novembre 1812, mentre i genitori Vittorio Emanuele I di Savoia e Maria Teresa d’Asburgo d’Austria, erano in esilio. Fu subito consacrata alla Madonna dalla regina sua madre, consacrazione che fu poi rinnovata da Maria Cristina stessa, appena fu in grado d’intendere e volere. Nel 1815 le quattro principesse Maria Beatrice, le gemelle Marianna e Maria Teresa e Maria Cristina, insieme alla loro madre raggiunsero Torino, dove il re un anno prima aveva fatto ritorno, essendo mutate le condizioni politiche. Le principesse e soprattutto Maria Cristina, crescevano a corte come se fossero in un ambiente oratoriano, guidate dalla regina e dal padre confessore l’olivetano Giovan Battista Terzi. Crebbe nella sua fanciullezza formandosi ad una cultura consona ad una principessa e ad una spiritualità profonda; quando ebbe nove anni, il re Vittorio Emanuele I, dovette rinunziare al trono e dopo un periodo d’esilio a Nizza si stabilì a Moncalieri con tutta la famiglia e qui morì dopo tre anni nel 1824. Nei due anni successivi partecipò insieme alla madre ed alla sorella Marianna ai riti del Giubileo del 1825 andando a Roma, al ritorno si stabilì a Genova, riducendo le sue attività alla formazione e alla conduzione della casa, intanto a 20 anni le morì anche la madre e suo unico conforto rimase padre Terzi. Ritornò a Torino per disposizione del re Carlo Alberto, dove però le incomprensioni in cui si venne a trovare a corte la fecero molto soffrire, qui sorse in lei il desiderio di diventare suora di clausura; ma il suo direttore spirituale la dissuase, essendo al corrente dei piani di Carlo Alberto che l’aveva destinata come sposa al re di Napoli Ferdinando II, al che lei accettò la richiesta di matrimonio come volontà di Dio. Il rito religioso avvenne a Genova il 21 novembre 1832, nel santuario di Maria SS. dell’Acqua Santa. Il 26 novembre, gli sposi s’imbarcarono per Napoli, dove giunsero il giorno 30; sotto una pioggia torrenziale furono accolti da una folla festante ed in preda ad un entusiasmo che ha sempre contraddistinto l’espansività dei napoletani. Iniziò il suo regno accanto al ventiduenne Ferdinando, che già regnava da tre anni; a corte leggeva ogni giorno la Bibbia e l’Imitazione di Cristo e la sua religiosità fu ben presto conosciuta nel palazzo e dal popolo; quando in carrozza, incontrava un sacerdote con il Viatico per qualche ammalato, fermava la carrozza, scendeva e si inginocchiava a terra anche nel fango delle strade di allora; fece in modo che a tutti a corte, fosse possibile partecipare alla s. Messa nei giorni festivi. La carità verso i bisognosi, l’occupò in pieno, si dice che il Terzi avesse presso di sé un baule pieno di ricevute di chi aveva avuto un beneficio. Provvide d’accordo con il re, che una parte del denaro destinato ai festeggiamenti per il loro matrimonio, venisse usato per dare una dote a 240 giovani spose e al riscatto di un buon numero di pegni depositati al Monte di Pietà. Dopo tre anni di sposa, la mancanza di un figlio che non veniva, faceva molto soffrire Maria Cristina, che pregava incessantemente per ciò e finalmente nel 1835, avvertì in sé il sorgere di una gravidanza; passò gli ultimi mesi nella reggia di Portici per stare più calma, ma già presagiva qualcosa, perché all’avvicinarsi del parto, scriveva alla sorella, duchessa di Lucca: “Questa vecchia va a Napoli per partorire e morire”, purtroppo era vero, infatti l’erede al trono nacque il 16 gennaio e già il 29 Maria Cristina era morente per complicazioni sopravvenute; prendendo in braccio il tanto atteso piccolo Francesco e porgendolo al re suo marito, disse: “ Tu ne risponderai a Dio e al popolo… e quando sarà grande gli dirai che io muoio per lui”. Il 31 gennaio 1836 in piena comunione con Dio, si addormentò per sempre fra la costernazione generale. Aveva poco più di 23 anni ed era stata regina per appena tre anni; i solenni funerali furono celebrati l’8 febbraio e il giorno seguente il suo corpo fu tumulato nella Basilica di s. Chiara, dove è tuttora. Dopo la sua morte la fama di santità, che già godette in vita, si accrebbe e il popolo accorreva a pregare presso la tomba della ‘Regina santa’ e fatti prodigiosi si avverarono per sua intercessione. Pio IX nel 1859, firmò il decreto d’introduzione della causa di beatificazione, dandole il titolo di venerabile. La pratica andò avanti nei vari stadi con le relative approvazioni canoniche, anche per l’interessamento del re Francesco II “il figlio della santa”; il 6 maggio 1937, Pio XI dichiarò eroiche le sue virtù. PREGHIERA O Dio, che hai posto nei tuoi santi una grande luce e un provvido sostegno per il tuo popolo in cammino, ascolta con bontà la nostra preghiera, e glorifica la sua Serva la Ven. Maria Cristina di Savoia, nella cui vita di sposa e di regina ci hai offerto un modello fulgido di carità sapiente e coraggiosa, e concedi a noi, per sua intercessione, la grazia ..... che da te, con fiducia, invochiamo. Per Cristo nostro Signore. Amen. oppure: O beata Trinità che sebbene felice in voi stessa, pure trovaste le vostre compiacenze nel cuore di Maria Cristina di Savoia, deh! ascoltate le nostre povere preghiere. Questa vostra serva fedele in mezzo ai fastigi della corte vi servì costantemente in profonda umiltà, in ardente carità, in pietà fervorosa, da rendersi modello di perfezione alla Corte e al popolo. Fiduciosi della divina parola, che Voi avreste onorato che vi avrebbe glorificato, noi vi chiediamo di elevare al culto degli Altari la vostra serva fedele Maria Cristina che vivente altro cercò, altro non volle se non il vostro onore e la vostra gloria. Per questi altissimi meriti concedeteci la grazia che ardentemente vi domandiamo... tornerà a vostra gloria e contribuirà all’esaltazione della vostra diletta serva Maria Cristina di Savoia. Per maggiori informazioni e relazioni di grazie rivolgersi al: Monastero di Santa Chiara Via Santa Chiara 49/c - 80134 Napoli
Autore: Antonio Borrelli
  •  Il MIracolo riconosciuto,Il nuovo Postulatore presentò la documentazione rinvenuta alla Congregazione delle Cause dei Santi per verificarne la validità giuridica. Si trattava dei processi svoltisi nella Curia ecclesiastica di Genova negli anni 1872-1888 e riguardanti l’asserita guarigione miracolosa della sig.na Maria Vallarino da scirro (cancro) alla mammella destra, avvenuta a Genova.
Miracolo riconosciuto
Nel mese di giugno 1866 la donna aveva notato una tumefazione alla mammella destra. Consigliata dalla sua datrice di lavoro, la Marchesa Antonia Carrega, fece ricorso alle cure di due illustri clinici di Genova i quali, dopo averla visitata attentamente e aver scrutato per circa due mesi l’evolversi del male, posero la diagnosi di tumore maligno scirroso al secondo stadio alla mammella destra, e tumore incipiente anche alla mammella sinistra, con prognosi infausta quoad vitam. Rifiutata l’estirpazione del male, unico rimedio, peraltro non risolutivo, Maria Vallarino fece ricorso alla preghiera. Ottenuta una piccolo frammento di tessuto appartenuto alla Venerabile Maria Cristina di Savoia, ne ingerì una parte con fede, accompagnando il gesto con l’invocazione: “Gesù, o buon Gesù, glorificate questa vostra Serva”. Subito avvertì che il male andava regredendo. Il medico curante dopo circa una settimana poté constatare la perfetta guarigione.Maria Vallarino visse per ben 39 anni senza alcuna recidiva, come poterono rilevare ben sei medici che la visitarono nel corso  del processo. Stampata la Positio, la guarigione fu esaminata dai Medici nella Consulta del 29 ottobre 2009, dai Teologi nel Congresso del 26 maggio 2012 e infine dai Padri Cardinali e Vescovi il 9 aprile 2013. Dopo l’approvazione del Decreto sul miracolo, il 2 maggio 2013, la Segreteria di Stato notificava all’Arcivescovo Metropolita di Napoli la data del rito di beatificazione, il 25 gennaio 2014 in prossimità del giorno commemorativo della morte della beata, il 31 gennaio.

Reginella Santa Confido in te

Rocco michele Renna

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