Altamura 1799, bugie e verità

Si sa che le menzogne dei vincitori diventano verità, mentre le verità dei vinti si trasformano in bugie. È giunto il momento che la verità venga insegnata nelle scuole del Sud Italia. Il 10 maggio 1799 ad Altamura rappresenta un momento storico che andrebbe riscritto, per offrire al popolo la possibilità di pensare con la propria testa, senza farsi influenzare dalle falsità di un invasore che trasforma una città prospera e libera in una colonia da sfruttare. Questi occupanti insegnano ai colonizzati che senza di loro non potrebbero mai cavarsela.

Durante l'insurrezione popolare, gli occupanti francesi, insieme ai giacobini del Regno di Napoli, furono cacciati. Era pratica comune per loro saccheggiare chiese e conventi, violare suore e disprezzare la religione, essendo atei e legati alla massoneria. Eppure, oggi persiste una narrazione distorta, al punto che persino altamurani paragonano i sanfedisti agli invasori savoiardi, dimostrando quanto profonda sia l’ignoranza instillata da uno Stato occupante.

Nel caso di Altamura, ci fu una vera e propria guerra d'assedio, con una resistenza eroica. Tuttavia, i resistenti non sono celebrati come veri eroi, a causa di una narrazione falsata della storia. Dai diari del cardinale Ruffo emerge che, dopo aver consentito agli altamurani di uscire dalla Porta di Santa Teresa, e dopo averli perquisiti per assicurarsi che non ci fossero giacobini tra loro, tre ambasciatori furono inviati per trattare la resa ed evitare un bagno di sangue. Gli assediati risposero seppellendo vivi i tre messaggeri, scatenando così l’assedio.

Il 9 maggio, nel pieno dell’assedio, un sacerdote e commissario rivoluzionario, Nicola Palomba, compì una strage terribile e inutile nel convento di San Francesco da Paola. Resosi conto che la resa era ormai inevitabile, ordinò l’esecuzione frettolosa di 150 prigionieri filoborbonici. I corpi delle vittime furono gettati nei sepolcreti della chiesa, tra gemiti e grida. Alcuni sopravvissuti furono salvati l’indomani dai vincitori.

Il cardinale Ruffo, entrando dalla Porta di Matera, vide il corso della città macchiato di sangue. In un primo momento credette che fosse colpa sua, ma una donna lo rassicurò: erano stati i resistenti altamurani a compiere quei massacri contro chi si opponeva, cercando di salvare la città da ulteriori distruzioni e saccheggi. Anche la vicenda delle Orsoline sembra essere un'invenzione. Non esistono testimonianze storiche che confermino un eccidio di suore ad Altamura nel 1799, e non ci sono prove dell’esistenza di un convento delle Orsoline in città.

Tuttavia, pochi conoscono questi dettagli, poiché la maggior parte della popolazione è ormai soggiogata dalla narrazione storica imposta dal regime massonico e savoiardo, che ha adattato i fatti a proprio vantaggio. Uno storico altamurano, Giuseppe Castelli, i cui antenati parteciparono alla difesa della città durante l’assedio sanfedista, ha scritto un articolo su "Avvenire" in cui ha precisato che la documentazione storica, comprese le testimonianze raccolte all’epoca, non conferma la versione offerta dalla Macciocchi.

Nel suo libro, la Macciocchi descrive una scena raccapricciante di violenza contro le monache Orsoline, una narrazione che sembra più il frutto di fantasia che di fatti storici documentati. Al contrario, il saccheggio di Altamura ad opera dei giacobini, come confermato anche dalla biografia di Saverio Mercadante, fu particolarmente cruento. Non furono i sanfedisti a compiere massacri, ma i giacobini, come testimonia l’episodio in cui la madre di Mercadante riuscì a salvarlo fuggendo dalla città assediata.

Le guerre, purtroppo, portano sempre con sé violenza e crudeltà, e non tutti i sanfedisti erano santi. Anche il cardinale Ruffo ebbe difficoltà a contenere gli eccessi dei suoi soldati, ma è innegabile che egli fu un moderatore fermo e inflessibile durante tutta la campagna.

La versione della Macciocchi non aiuta a ricostruire una memoria storica comune basata sulla verità. Accendere inutili passioni civili, utilizzando fatti distorti o inesistenti, è un metodo scorretto per rivedere la storia italiana. La verità storica, seppur scomoda, deve essere tramandata senza manipolazioni, perché solo la verità può fornire agli uomini gli strumenti per affrontare il futuro. L’ignoranza, al contrario, li rende deboli e facilmente manipolabili.

Anche nella biografia di Saverio Mercadante si trova un'importante testimonianza sugli eventi di Altamura. Nato proprio in quella città, Mercadante sfuggì alla morte grazie all'intervento della madre, che lo salvò durante il saccheggio della città compiuto dalle truppe giacobine, ormai sconfitte dai sanfedisti del cardinale Ruffo. Questo episodio, riportato nella sua biografia, conferma che furono i giacobini a perpetrare massacri e saccheggi, non i sanfedisti, anche se, come in ogni guerra, non mancarono episodi di violenza da parte di questi ultimi. Tuttavia, è noto che Ruffo si adoperò per moderare gli eccessi e contenere i suoi uomini, come spesso accade nelle campagne militari, dove le "mele marce" sono purtroppo inevitabili.

Dal punto di vista storico, le guerre civili come quella del 1799 sono sempre segnate da divisioni profonde e spargimenti di sangue. Tuttavia, è importante riconoscere che la maggioranza della popolazione, in quel periodo, era schierata con il re e contro l'invasore. Gli "illuminati" dirigenti della Repubblica Napoletana, che oggi vengono spesso dipinti come patrioti, nel tentativo di "purificare" la repubblica, comminarono migliaia di condanne a morte, alimentando una spirale di violenza. Le vendette, dunque, furono inevitabili, e il cardinale Ruffo cercò sempre di limitare gli eccessi, anche se i suoi tentativi di opporsi alle volontà del re e dei britannici fallirono.

In definitiva, il racconto offerto dalla Macciocchi, basato su pregiudizi ideologici e privo di solide basi storiche, non aiuta a comprendere la verità di quei fatti e rischia di risvegliare passioni civili del tutto fuori luogo. Accostarsi in modo corretto alla storia significa riconoscere i fatti per quello che sono, senza piegarli a fini ideologici o politici. Solo così si potrà fondare una memoria comune e affrontare le sfide del futuro con maggiore consapevolezza.

Infine, si deve anche ricordare che, nonostante le promesse di clemenza fatte da Ruffo ai traditori, l'ammiraglio Nelson, proconsole britannico a Napoli, non rispettò queste garanzie, facendo impiccare centinaia di collaborazionisti giacobini che, nella storiografia successiva, furono spesso dipinti come "patrioti". In questa narrazione distorta, la plebe napoletana, insorta contro gli invasori, viene descritta come "fanatica", mentre chi combatte contro gli stranieri dovrebbe essere considerato eroico. Tuttavia, a seconda delle convenienze, questo eroismo viene riconosciuto solo quando fa comodo a certi intellettuali.

La storia, come deposito di esperienze, dovrebbe servire a comprendere il presente e a gettare le basi per il futuro. Distorcere i fatti per motivi ideologici significa compromettere la possibilità di costruire una società più giusta e consapevole. Questo testo, lungi dall'essere un rimprovero verso qualcuno, vuole semplicemente riportare alla luce la verità storica, spesso oscurata dalle menzogne degli invasori e dalla narrazione ufficiale.

Concludendo, la storia, bella o brutta che sia, deve essere tramandata nella sua verità, senza manipolazioni. Solo così l'uomo può affrontare il suo futuro con maggiore forza e consapevolezza, mentre l'ignoranza lo rende vulnerabile e facile preda di manipolazioni esterne.

Grazie a tutti.

Rocco Michele Renna

fonti più accreditate e dalle quali ho tratto altre informazioni:
·        http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/rivoluzione_francese/repubblica_napoletana/articolo.php?id=411&titolo=1799:%20la%20crociata%20della%20Santa%20Fede
·        http://www.repubblicanapoletana.it/altamura.htm
·        http://users.libero.it/oscar.sanguinetti/altamura.htm
·        http://www.carboneria.it/eleonora.htm
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