REFERENDUM: LE 10 BUGIE DEI SOSTENITORI DEL "SI"
Che questo referendum sia un’altra truffa dello stato che
vuole assolutamente avere le mani libere per potere fare i propri comodi è
acclarato ma è giusto che si faccia luce sui punti del referendum stesso.
Non hanno voluto nemmeno che potessimo scegliere in libertà
cosa promuovere o abolire, vogliono solo carta bianca è per noi del Sud Italico
non va affatto bene.
Dopo 155 anni di sfruttamento coloniale rischiamo di subire
il colpo di grazia da parte di questi invasori che si fanno chiamare
"fratelli italiani" ma se lo fossero davvero non si sarebbero
comportati come un flagello per noi del sud, addirittura si vantano di
eguagliare la Germania ma si guardano bene dal fare come la Germania che ha
eguagliato le due parti (Germania est e ovest) senza farne patire i disagi ad
una di esse.
Andiamo a leggere cosa scrive questa rivista on line
"Libertà giustizia.it" che reputo la più vicina alla realtà dei fatti
e lascio a voi ogni considerazione, io per il bene della mia terra e del futuro
dei miei figli voto "NO!"
Rocco Michele Renna
Rocco Michele Renna
1. «Al referendum si vota per abolire il Senato».
Falso. Il Senato, seppur ridotto di poteri e per numero di
senatori, continuerà a esistere, nello stesso Palazzo in cui si trova. Sembra
ovvio, ma solo pochi giorni fa una tivù nazionale ha mostrato un cartello
secondo il quale si sarebbe votato «per abolire il Senato». Lo stesso Renzi
oggi a Firenze ha detto testualmente che «non esisteranno più i senatori»,
un’evidente falsità.
2. «Con la
riforma si faranno le leggi più in fretta».
Falso. A parte le materie in cui il Senato mantiene funzione
legislativa paritaria (“leggi bicamerali”), negli altri casi il Senato può
proporre modifiche per una seconda lettura alla Camera e in molti casi la
Camera, per approvare le leggi senza conformarsi al parere del Senato, deve poi
riapprovarle a maggioranza assoluta dei suoi componenti (non basta quella dei
presenti in aula). In tutto, sono una decina le diverse modalità possibili di
approvazione di una legge. Il che porterà non solo a una serie di rimpalli, ma
soprattutto a conflitti sulla tipologia a cui appartiene una proposta di legge,
quindi sul suo iter.
3. «Il
nuovo Senato abbatterà i costi della politica».
Parzialmente falso e di sicuro molto esagerato. I risparmi
consistono nel fatto che i nuovi senatori (in quanto consiglieri regionali o
sindaci) non saranno pagati per le loro funzioni senatoriali, ma avranno
comunque le spese di trasferta a Roma dalle Regioni di provenienza e probabili
forme di rimborso. Il personale di palazzo Madama che non resterà al Senato
verrà trasferito. Si calcola ottimisticamente che il risparmio sulle spese oggi
a carico di Palazzo Madama sarà di circa il 20 per cento rispetto alle spese
attuali. Una riforma che avesse avuto come obiettivo il risparmio sui costi
della politica avrebbe potuto dimezzare il numero complessivo dei parlamentari
(315 deputati e 150 senatori, totale 450) ottenendo risparmi molto maggiori.
Con questa riforma i parlamentari stipendiati restano infatti 630 (i deputati),
più i rimborsi e le trasferte a Roma dei 100 senatori.
4. «Il
nuovo Senato non sbilancia i contrappesi democratici».
Falso, se combinato con l’Italicum. La legge elettorale per
la Camera (Italicum) assegna al partito vincente e al suo leader il controllo
di 340 seggi. Data l’assenza di un’altra Camera con funzioni legislative
altrettanto forti, ne consegue un accentramento di potere nelle mani
dell’esecutivo e del premier. Inoltre nelle elezioni in seduta comune con i
senatori (ad esempio per la scelta del Presidente della Repubblica e dei membri
non togati del Csm) questo meccanismo consegna al premier un potere molto
maggiore. La possibilità che il Quirinale diventi un’espressione più diretta
della sola maggioranza rende a sua volta maggiori i poteri del premier anche
nell’elezione dei giudici della Consulta: la maggioranza di governo ne esprimerebbe
direttamente 3 (tramite la Camera) e altri 5 attraverso il Presidente della
Repubblica (se questi fosse espressione della sola maggioranza), più altri 2 se
la maggioranza al Senato è la stessa che c’è alla Camera. Quindi su 15 giudici
della Consulta un numero tra 8 e 10 (su 15) rischia di essere scelto
direttamente o indirettamente dalla maggioranza di governo.
5. «Con il
nuovo Senato ci sarà più stabilità».
Potenzialmente falso. La maggiore stabilità c’è se al
ballottaggio per la Camera vince lo stesso partito che ha già la maggioranza al
Senato, il che non è scontato. Ad esempio, se nascesse domani, il Senato
previsto dalla riforma Boschi sarebbe a grande maggioranza Pd (in quanto eletto
dai consigli regionali quasi tutti Pd) ma se poi al ballottaggio per la Camera
vincesse il Centrodestra o il M5S si creerebbe una conflittualità perenne tra
Camera e Senato.
6. «Il
nuovo Senato ricalca il modello tedesco».
Falso. In Germania i membri del Bundesrat sono vincolati al
mandato ricevuto dai governi dei Länder di provenienza. In altre parole, devono
votare come deciso dai loro Länder e così ne rispecchiano la volontà, ne sono
espressione diretta: in modo da costituire un contrappeso federale e locale al
potere centrale. Secondo la riforma Boschi, invece, i senatori non hanno alcun
vincolo di mandato rispetto alla regione di provenienza, quindi non ne
esprimono le volontà: sono solo espressioni della loro appartenenze
politico-partitiche.
7. «Il
nuovo Senato aumenta la rappresentanza locale quindi il federalismo»,
Falso. Al contrario, la riforma Boschi toglie alle regioni
molti margini legislativi e ne riduce autonomia (salvo le Regioni a Statuto
speciale). L’ambiguità del testo e il rimando a leggi ordinarie aumenterà
inoltre il contenzioso tra Stato e Regioni.
8. «La
Costituzione è uguale da 70 anni, basta!».
Falso. Dal 1948 a oggi la Costituzione è già stata modificata
diverse volte anche su questioni importanti: dall’istituzione delle Regioni al
pareggio di bilancio, dal Titolo V sulla struttura dello Stato fino
all’abolizione completa della pena di morte. Si può discutere se una modifica è
o è stata un miglioramento, ma è difficile sostenere che la Costituzione
italiana sia inerte e uguale a sé stessa da 70 anni.
9. «Se
vincono i no Renzi si dimette e sarà il caos».
Falso e ricattatorio. Non è costituzionalmente un referendum
su Renzi: nessuno lo obbliga a dimettersi se vincono i no. Quello che sta
facendo il premier è quindi un ricatto politico che distorce il voto su una
cosa più importante di qualsiasi premier “pro tempore”, cioè la Costituzione. I
premier passano, la Costituzione li trascende. In ogni caso, anche se Renzi si
dimettesse, il presidente Mattarella potrebbe dare un altro incarico per
terminare la legislatura, che del resto ha già avuto un altro governo con la
stessa maggioranza prima che ci fosse quello di Renzi.
10. «Questo
referendum è la scelta tra l’Italia che dice sì al futuro e l’Italia che sa
dire solo no»,
Falso.
Questo referendum è solo la scelta tra chi ritiene che la riforma Boschi sia
migliorativa della Carta attuale e chi ritiene che sia peggiorativa. La
formuletta mediatica “Italia dei sì contro Italia dei no” è, di nuovo, svilente
rispetto alla rilevanza della Costituzione, legge fondamentale del nostro
vivere comune che non ha nulla a che fare con la narrazione renziana, con la
presunta o reale modernità del premier. Allo stesso modo, questo referendum non
ingabbia chi è contrario alla riforma Boschi tra quanti ritengono
immodificabile e non migliorabile la Costituzione: semplicemente, chi vota no
ritiene che queste modifiche non siano migliorative ma (nel loro complesso e
fatto il bilancio) prevalentemente peggiorative.FONTE
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