ULTIMI MOMENTI DI UNA SANTA


Il 31 gennaio, che abbiamo ricordato il Dies Natali della Beata Maria Cristina di Savoia-Borbone, Regina del Regno delle Due Sicilie, ne è pure la festa liturgica. Un ricordo alla nostra Beata Regina, mamma del nostro Re Francesco II.
In questi due racconti ho voluto descriverne il glorioso trapasso-
ULTIMI MOMENTI DI UNA SANTA

Dopo i giorni trascorsi, nei quali tutta la corte è stata in apprensione, ecco un raggio di luce. Sembra che la Regina stia meglio, a detto del medico di corte, seppure questa diagnosi è superficiale e inverosimile, perché una persistente e brutta febbre non ha mai lasciato la puerpera. Il Re rasserenato da quest’assicurazione dei medici, riprende sistematicamente la sua attività di governo, e dedica anche più tempo al piccolo Francesco, anche lui bisognoso di tanta cura. Anche qui il medico di corte ha rilasciato una diagnosi forse troppo affrettata e leggera. In fin dei conti verso questo medico, un certo Ronchi, purtroppo anch'egli segretamente legato alla mala pianta della massoneria, la santa Regina, che nonostante fosse sempre accomodante e buona con tutti, ha sempre dovuto assumere un atteggiamento di repulsione e diffidenza. Proprio lui è stato causa in passato di altre sofferenze per la buona sovrana, complice malevole di certi pessimi consiglieri, che insinuavano al Re cattivi pensieri sulla situazione fisica della Regina, cercando di minarne l'unione. E solo la pazienza e l'amabilità di lei, e l'affetto sincero del Re verso la moglie, riuscirono a superare quel momento buio. La felice gravidanza, poi, venne ancora maggiormente a rendere sereno e felice la loro unione.
Anche durante questa sofferenza post-partum, lo stesso medico ha obbligato Maria Cristina ad una prigionia e isolamento, che certamente non l'aiutano a risollevarsi, facendola prostrare e rendendola triste. Solamente le dame di servizio di lei, in quei frangenti che possono accostarsi alla malata, si rendono conto invece della gravità del suo stato. Ella è sempre più debole, e la brutta febbre non l'abbandona mai.
Intanto l'infante napoletano, dato in balia ad una buona donna del popolo perché lo curasse e lo allattasse, ha anche lui bisogno di particolari attenzione. È debolissimo, tanto che non riesce a succhiare al seno della donna, e il latte gli viene dato attraverso un improvvisato stratagemma. Inoltre per tre volte al giorno gli viene fatto un bagno nel vino di Spagna, perché possa rafforzare il suo fisico. Povero fanciullo, così debole, accompagnato dalla sofferenza e dalle pene così troppo presto, viene anche impedito della presenza e del calore di sua madre.
Il buon Padre Terzi, confessore della santa, riesce finalmente ad avere accesso al capezzale della sua cara figliola, e subito si rende conto, con lo strazio nel cuore, della fine imminente della Regina. Proprio lui, senza remore, riesce a far avvisare il Re, che la situazione non è poi così rosea come avevano descritto i medici, e che bisognava aspettarsi il peggio.
Povero Ferdinando, dopo un attimo di speranza e di allegrezza, eccolo ripiombare nel buio. La mamma di suo figlio, la sua fedele compagna, amica, consigliera, può morire da un momento all'altro. Abbattuto da questa ferale notizia, il primo suo pensiero corre proprio a lei, ricordando la promessa fattosi l’un l’altro, che nella possibilità di un pericolo di morte bisognava scambievolmente avvisarsi, così da potersi preparare all’incontro con il Signore, ricevendo i Santi Sacramenti. Buon Re, così fortemente legato non solamente nelle cose materiali, ma ancor più nella vita spirituale, alla sua Regina, ora, seppure rattristito dal pensiero della morte, pensa immediatamente alle cose necessarie per la Vita Eterna. Vorrebbe farlo lui personalmente, ma è troppo forte il suo dolore e troppo debole la sua volontà. Il suo cuore è spezzato per la tragedia che si sta consumando, e proprio non si sente in grado di togliere alla sua amata Regina l’ultima speranza di poter insieme crescere il proprio bambino. Anche qui sarà il caro Padre Terzi a caricarsi della triste opera. Religioso santo e timorato di Dio, vuole ora preparare la sua cara figliola al difficile trapasso. Non possiamo non entrare nel cuore di questo pio sacerdote, certamente colmo di commozione e di dolore. Egli vede da un lato quella creatura angelica, la quale aveva lui stesso diretto sulla via della santità, che soffre ed è ad un passo dalla morte, dall’altra parte il caro Re Ferdinando, al quale lui stesso si sente fortemente affezionato, cupo, triste, fortemente colpito da quella tragedia. Si fa forte il pio, e seppure con cuore triste va al capezzale dell’ammalata a raccontarle il triste presagio.
La Santa Scrittura ci insegna che chiunque cammina sulla via del Signore non potrà mai essere distaccato da lui, neppure nel pericolo e nella morte, e proprio questo è stato l'atteggiamento della santa Regina. Stupore e meraviglia nel buon Padre, che resta, seppure consapevole della bontà di quella ragazza, sorpreso dinanzi alla sua reazione. Ella non resta turbata, ma con serenità gli rivela la sua pronta volontà a fare la Divina Volontà, e di avere già da tempo desiderato chiedergli i Santi Sacramenti. Il suo cuore è già in Dio, e seppure pensa agli affetti suoi sulla terra, sa bene che Dio stesso si preoccuperà di loro. Certamente il suo primo pensiero è a quel Bambino, il figlio del miracolo, ed è consapevole che sta donando la sua vita proprio per lui. Nella silenziosa e fervente preghiera lo affida alla Vergine Maria, perché Ella, benedetta tra tutte le Mamme, possa accompagnare e aiutare quell’innocente, facendole da Mamma lei stessa. Pensa al suo sposo Ferdinando, e seppure ella è serena nella consapevolezza di andare incontro al Signore, eppure si rattrista nel vederlo così prostrato per l’immane dolore. Povero marito, che appena dopo l’annuncio fattole da Padre Terzi, la raggiunge in quella stanza e dinanzi alla sua donna, che nel letto del dolore si appresta a finire i suoi giorni, egli è colto da malore, e come uno straccio si lascia cadere sulla sedia, pallido e smorto. Pensa alle sue sorelle lontane, alle quali aveva sempre scritto di stare serene, assicurandole della sua felicità. Ella in tutto questo tempo trascorso nella nuova famiglia che l’aveva accolta, è stata felice, sempre amata, stimata, ascoltata. Inoltre il buon Ferdinando nutriva per lei grande amore e venerazione. Ancora pochi giorni prima, annunciando loro il felice evento della nascita, le aveva assicurate che stava bene, affidandosi alle loro preghiere. Pensa a questa sua nuova famiglia napoletana, i Borbone, con la quale da subito ha intessuto un rapporto bello e sereno, e dalla quale è ricambiata amorevolmente. Pensa a questo popolo delle Due Sicilie, un popolo caloroso e stupendo, che le aveva fatto sentire tutto il calore, l’affetto e l’amore di una famiglia, un popolo che non la dimenticherà mai.
Dopo questi attimi nei quali ha voluto raccogliere nel suo cuore ciascuno di quelli che ama, ella si prepara a ricevere i Sacramenti che la prepareranno all’incontro con Dio. Il Padre Terzi, seppure in stato di prostrazione, si raccoglie silenziosamente accanto a lei per ascoltarne l’ultima confessione. Lei è serena, e con grande umiltà e serenità apre al pio sacerdote il suo cuore, invocando la misericordia del Signore. Nel ricevere poi l’unzione, al buon Padre Terzi che continuamente le ripete di sperare nella guarigione, ella serena risponde di essere solamente felice di compiere la Volontà di Dio, e che ormai non pensa più alle cose di questo mondo. Insistente il prete le chiede di invocare il Signore, perché se ella ancora fosse utile a questo mondo è bene che viva. La santa Regina, piena di fiducia in Dio, completamente abbandonato a Lui, gli risponde: “Faccia il Signore quello che vuole”. Ricoperto, poi, il suo capo con un velo, partecipa assorta all’ultima Messa su questa terra, e riceve con fervore e grande devozione la Santa Eucarestia, volgendo già il suo sguardo verso l’alto, dove ben presto avrebbe partecipato alla comunione dei santi, all’Eucarestia celeste. Che grazia è stata per i suoi cari vivere accanto a lei questi momenti di paradiso, dove la presenza santificante di Dio si avverte in maniera straordinaria. Sono gli ultimi momenti della sua vita terrena, e lei è capace di trasformare la tristezza e l’angoscia in grande pace e serenità.
Dopo il sacro rito, raccolta in devota preghiera, ella ringrazia Dio per tutto il bene che le ha voluto. Poi chiama accanto a sé, con una forza d’animo straordinario, la Regina Madre Maria Isabella, che in un angolo della stanza tutta commossa e tremante piange per quella nuora santa, che per lei da sempre è stata la sua cara figlia. Anche lei dalla buona Maria Cristina ha sempre ricevuto amore, e mai in tutto il tempo della loro convivenza ha ricevuto da lei uno sgarbo, ma sempre comprensione e rispetto. Come anche fa cenno alle affezionate cognate e i vivaci cognati, che sempre hanno trovato nel suo cuore un posto privilegiato. Anche questi sono rattristiti e con gli occhi colmi di lacrime. Si accostano a lei con devoto raccoglimento. Ella abbraccia e bacia uno per uno, e alla fine bacia la mano a quella mamma acquisita, che non può fare a meno di baciarla sulla fronte. Con voce fioca ma chiara, a tutti chiede perdono, e volgendosi poi alla sua dama di onore, che è proprio accanto al suo letto, le chiede, con grande umiltà e semplicità, lei che è stata buona e casta con tutti, di portare il suo ringraziamenti a tutti, e di chiedere per lei a tutti perdono per qualche offesa arrecata, fosse anche l’ultimo facchino di Casa.
Poi con i suoi occhi così profondi e sereni, ella guarda suo marito, che poco distante dal letto continua a piangere e quasi si sente venire meno. Lo chiama dolcemente, e il caro Ferdinando si avvicina a lei, e l’accarezza dolcemente. Stringe la sua mano la beata, e lo incoraggia con un delicato sorriso. Guardandolo intensamente gli parla a lungo, e il buon marito l’ascolta commosso e attendo. Gli raccomanda il piccolo Francesco, perché abbia cura di lui e lo indirizzi sempre alla via del bene, poi quelli della famiglia, i soldati e l’intera popolazione. A Ferdinando raccomanda di essere sempre un buon Re, il padre compassionevole, attento, benevole del suo popolo, come ha sempre fatto. Perché la benevolenza guadagna più del castigo. L’attento Re, seppure dovrà in qualche occasione futura agire con severità, ha sempre tenuto caro la raccomandazione del suo angelo, ed è sempre stato un sovrano dal cuore aperto.
Dopo questi ultimi commiati la santa Regina si assente e resta nel suo sereno raccoglimento. Tutti sperano nel miracolo, ma lei non lo chiede, piuttosto vuole che gli si chiami accanto un prete che possa benedirla nel momento del trapasso.
Mentre lei resta serena nella sua preghiera silenziosa, i Borbone, che portano nel loro cuore quell’indistinguibile natura napoletana e che dimostrano visibilmente e senza alcuna vergogna il loro grande affetto per lei, singhiozzano come bambini.
 racconto di don Massimo Cuofano
30 gennaio 2015

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