IL CIOCCOLATO DI MODICA
IL CIOCCOLATO DI MODICA
Il cioccolato di Modica, lavorato come facevano gli Atzechi al tempo dei conquistadores spagnoli, tecnicamente può essere definito cioccolato "a freddo" ed è granuloso e friabile. Furono proprio gli spagnoli a portare a Modica il "xocoàtl", un prodotto che gli abitanti del Messico ricavavano dai semi di cacao triturati su una pietra chiamata "metate", in modo da far sprigionare il burro di cacao e ottenere una pasta granulosa. I modicani appresero questa lavorazione dagli spagnoli, senza passare alla fase industriale.
Nella lavorazione a freddo, il cacao non passa attraverso la fase del concaggio: la massa di cacao viene lavorata a 40° con aggiunta di zucchero semolato; non riuscendo a sciogliersi, nè ad amalgamarsi, lo zucchero, dà al cioccolato modicano il caratteristico aspetto "ruvido" dalla consistenza granulosa. La tavoletta di cioccolato modicano ha un colore marrone non uniforme, l'aroma è quello del cacao tostato, con note leggermente astringenti. Viene tradizionalmente aromatizzato con cannella o vaniglia, ma si può trovare facilmente cioccolato al peperoncino, alla carruba, al caffè, agli agrumi. Il cioccolato di Modica si può mangiare così com'è o sciolto in acqua come bevanda.
Oggi il procedimento è regolato dal disciplinare della Denominazione Comunale, che tutela e garantisce la produzione esclusiva nel territorio.Partendo da una massa ottenuta macinando i semi del cacao e senza privare tale massa del burro di cacao in essa contenuto, l'impasto viene riscaldato a bassa temperatura per poi mescolarsi con zucchero semolato e spezie varie come la cannella, la vaniglia, il peperoncino. Il composto ottenuto viene mantenuto ad una temperatura che non fa sciogliere i cristalli di zucchero, che rimangono integri all'interno dell'impasto. Oggigiorno si amalgama il tutto con una raffinatrice (odierno, moderno metate) per poi passare alla fase della battitura del composto nelle forme. La lavorazione "a freddo" di questo impasto, non include quindi la fase del "concaggio" mantenendo quindi aromi che sarebbero altrimenti destinati a scomparire. La semplicità della lavorazione senza aggiunta di burro o di altri grassi vegetali, conferisce alle barrette quindi il caratteristico aroma.
LAVORAZIONE
Nella lavorazione a mano la massa veniva deposta su uno
spianatoio a mezzaluna, detto la valata ra ciucculatta, costruito
interamente in pietra lavica e già riscaldato, e poi veniva amalgamata con il
pistuni, speciale mattarello cilindrico di pietra, di diverso peso e spessore
in rapporto alle fasi di lavorazione e cioè la prima, la seconda e la terza
passata, fino alla raffinazione che prendeva il nome di stricata. In molti
laboratori oggi queste fasi di lavorazione sono effettuate da più moderne
temperatrici.
Il composto viene sempre mantenuto ad una temperatura
massima di 35-40 °C che non fa sciogliere i cristalli di zucchero che rimangono
integri all'interno della pasta. Ancora pastoso, viene versato in apposite
lanni (formelle di latta a forma rettangolare) che vengono battute sia perché
abbia, una volta solidificato e freddo, la forma del suo contenitore sia per
far venire in superficie eventuali bolle di aria e rendere il prodotto
compatto. La barretta di cioccolato ottenuta è lucida con delle scanalature, a
volte più opaca, ha un colore nero scuro con riflessi bruni, una consistenza granulosa
e un po' grezza.
La forza del prodotto consiste nella semplicità della
lavorazione, nella masticazione granulosa e friabile grazie sia alla mancanza
della fase di concaggio che allo zucchero che si presenta in cristalli, e
nell'assenza di sostanze estranee (grassi vegetali, latte, lecitina di soia).
Consorzio
di tutela
Nel 2003 è nato il Consorzio di Tutela del Cioccolato di
Modica[5] che raggruppa venti produttori della città allo scopo di stabilire un
disciplinare di produzione ed ottenere il riconoscimento IGP (Indicazione
geografica protetta), al momento il prodotto è inserito nell'elenco dei
prodotti agroalimentari tradizionali.
Rocco Michele Renna
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