Ulteriori scoperte archeologiche della antica città della Magna Grecia “Silbion” attuale Gravina in Puglia

La Magna Grecia (in greco antico: Μεγάλη Ἑλλάς, Megálē Hellás; in latino: Magna Græcia, pronuncia classica è l'area geografica della penisola italiana meridionale che fu anticamente colonizzata dai Greci a partire dall'VIII secolo a.C. La vicenda storica della Magna Grecia, sebbene strettamente legata a quella della Sicilia greca, va da questa tenuta distinta. Un po’ di Storia: Dopo la colonizzazione del Mar Egeo, tra il X e l'VIII secolo a.C., genti di origine greca (mercanti, contadini, allevatori, artigiani) comparvero nella parte meridionale dell'Italia (le attuali Basilicata, Calabria, Campania e Puglia) nell'ambito di un flusso migratorio originato da singole città della Grecia antica, motivato sia dall'interesse per lo sviluppo delle attività commerciali, che da tensioni sociali dovute all'incremento della popolazione a cui la magra produzione agricola non riusciva a dare sostentamento. Queste genti stabilirono la colonia di Pithecussai sull'attuale isola d'Ischia, poi giunte sulle coste Italiche fondarono diverse città quali Kyme e Metapontion, poi Taras e Rhegion.
Per tradizione, la località dove stabilirsi era individuata seguendo l'indicazione che dava l'Oracolo del Santuario di Apollo a Delfi, che veniva interrogato dall'ecista, colui che era stato posto a capo degli aspiranti coloni. Dunque verso il III secolo a.C., si cominciò a definire le colonie greche dell'Italia meridionale come facenti parte della Magna Grecia (Megàle Hellàs). Riferimento che si presume sia stato coniato nelle colonie stesse, per mostrare la loro grandezza in relazione alla vecchia Grecia. Il termine Magna Grecia si riferisce quindi alle popolazioni e civiltà, piuttosto che ad un'entità territoriale e politica.
Le differenti stirpi Le genti originarie della città di Calcide della grande isola Eubea, fondarono prima Pithecusa (Ischia), poi Kyme (Cuma) in Campania, quest'ultima insieme a coloni provenienti da Cuma eolica, e tra il 756 ed 743 a.C. le due città di Zancle (Messina) e Rhegion (Reggio), rispettivamente sulla sponda messinese e quella reggina dello Stretto che separa le due terre. Negli anni successivi, Greci di stirpe achea diedero vita sul versante jonico prima a Sybaris (Sibari, 720 a.C.) e poi a Kroton (Crotone 710 a.C.), spinti dalla necessità di sfuggire carestie e sovrappopolazione. Sempre sullo Ionio, secondo fonti tramandate dallo storico Eusebio di Cesarea, alcuni coloni spartani fondarono la città di Taras (Taranto, 706 a.C.). Fra il secolo VIII e VI sec. A.C. Coloni achei-rodiesi, nell'alto crotonese, fondarono o fortificarono le città di Krimisa (odierna Cirò Superiore), Petelia (odierna Strongoli) Makalla (zona Murge di Strongoli) e Chone (odierna Pallagorio); Fra il 710 a.C. e il 690 a.C., un gruppo di Locresi, condotti da Evante, provenienti dalle regioni della Grecia sul golfo di Crisa, fondarono Lokroi Epizephyroi (Locri Epizefiri), ultima città fondata in Calabria da gente proveniente direttamente dalla Grecia. Nel tempo le nuove città, per ragioni politiche, di sovrappopolazione, commerciali e di controllo del territorio, ampliarono la loro presenza in Italia, espandendo di fatto la civiltà greca a tutto il territorio oggi chiamato Calabria, allora conosciuto come Enotria o Italia, e ad altre zone.
Continue furono le aggressioni dei tarantini condotte ai danni dei vicini Peucezi e Messapi, culminate nella definitiva sconfitta subita ad opera degli Iapigi nel 473 a.C., annoverata dallo storico greco Erodoto tra le più gravi inflitte a popolazioni di stirpe greca. Sarà l'arrivo delle legioni romane avvenuto tra il 290 ed il 280 a.C., a sancire il passaggio sotto la protezione ed il dominio di Roma di tutte le città greche della penisola italiana. Silbion ex Sidinon o Sidion peuceta diventa Silvium. L'antica Silbion, Gravina è una delle città più antiche al mondo ad essere abitata, con insediamenti risalente a più di 10.000 anni fa. Nelle grotte dell'habitat rupestre e nella necropoli superiore sul costone del torrente Gravina, l'antico "caprio", sono stati ritrovati oggetti che testimoniano la presenza di insediamento umano dal Paleolitico; nel Neolitico gli insediamenti diventarono più stabili, come testimoniano tracce evidenti di villaggi ed alcuni villaggi sono giunti fino a noi, diventando i quartieri più antichi della città Piaggio e Fondovico. Molte delle case sono state vissute senza interruzione dall'età del bronzo, fino allo sfollamento forzato a causa dell'emigrazione. Tempo fa dal comune è partita una lodevole iniziativa per la salvaguardia del parco archeologico sulla sommità del colle stesso “SOS Botromagno”, considerando che il parco archeologico di Gravina in Puglia è fra i più grandi parchi archeologici d’Europa, ma quello che ho visto è stata una grandissima delusione dato che dopo la lodevole iniziativa con spese da parte del comune tutto è tornato in abbandono. Tante sono state le iniziative e i progetti di recupero anche progetti mio personale ma tutto è rimasto inascoltato dando la colpa ad una vicissitudine giudiziaria del passato che ha bloccato tutto nel parco archeologico più grande d’Europa
Forse non tutto è perduto, i reduci della vecchia Cooperativa Petramagna, che nel passato si occupavano dello scavo e del recupero degli infiniti resti di ogni epoca sulla collina di Botromagno e nelle zone limitrofe, gli amici Vito Nicefalo , Romano Maletic ed altri della Officina Artigiana Ausonia srl , assieme agli archeologi della Soprintendenza Abap Bari.
Lo scavo è stato diretto dall'ispettore Archeologo Marisa Corrente
 e  dagli archeologi nostri collaboratori della Officina Artigiana Ausonia  la dr.ssa Vincenza Distasi e il dr. Antonio Bruscella di Genzano di Lucania (PZ).
Hanno portato alla luce altri tesori sopravvissuti al sacco della collina da parte di tombaroli senza scrupoli degli anni scorsi, e se ne sono viste le tracce del loro passaggio come una grande cicatrice di una ferita profonda e cancrenosa al corpo della storica Collina e della sua storia che difficilmente potrà guarire.
Tombe e resti del V secolo A.C. ecc. che danno lustro alla città di Gravina ed ai suoi sonnacchiosi e in parte accidiosi cittadini, neanche il Covid-19 ha fermato l’entusiasmo di questi coraggiosi Indiana Jones che si emozionavano nello scoprire in mezzo alla terra piccoli frammenti di Anfore o bronzi e facevano emozionare pure noi presenti con i pochi mezzi a loro disposizione. Purtroppo tutto è destinato ad essere di nuovo sepolto anche per conservarlo meglio, come spiegava la Dottoressa, dato che fino ad ora l’amministrazione comunale non si è espressa per la salvaguardia dei nostri beni archeologici e tutto è avvolto nelle nebbie della politica. Augurandoci, Covid-19 permettendo, che i nostri politici si interessino seriamente alla nostra Gravina e quindi arrivino maggiori fondi in modo da non arrestare ciò che faticosamente si sta facendo e dando la possibilità ai vari progetti di recupero del territorio archeologico, impiegando altra manodopera (Pompei docet), insomma Gravina non è solo la città del ponte di James Bond è una meraviglia infinita in tutti i sensi
Rocco M Renna

 

Fonti: wikipedia 

https://briganterocco.blogspot.com/2015/08/gravina-in-puglia-10000-anni-di-storia.html https://briganterocco.blogspot.com/search?q=sos+botromagno

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