8 DICEMBRE IMMACOLATA CONCEZIONE

REGNO delle DUE SICILIE
8 DICEMBRE
IMMACOLATA CONCEZIONE
PATRONA del REGNO delle DUE SICILIE 
 

Qui si ritrae la cerimonia ufficiale della posa della prima pietra della Chiesa dedicata alla Santissima Immacolata al Campo di Marte, la odierna Capodichino.
La chiesa fu voluta per volontà del Sovrano Ferdinando II che proprio li fu aggredito da un anarchico il giorno del 8 dicembre 1856 .
Fu spontaneo per i credenti ritenere che fu la mano della Invitta Immacolata a salvare Sua Maestà dal vile assalitore proprio nel 8 dicembre, giorno della sua ricorrenza.
Campo di Marte è un'area pianeggiante, confinante con i Casali di San Pietro a Patierno e Secondigliano.
Al Campo di Marte si solevano organizzare nei secoli scorsi parate militari e corse di cavalli, soprattutto nel corso del 1800.
Nel 1856 Sua Maestà il Re Ferdinando II scampò ( miracolosamente) a un attentato compiuto ad opera di un soldato anarchico sovversivo.
Era l'8 dicembre 1856, giorno dedicato all'Immacolata Concezione (la festa fu solennizzata due anni addietro da papa Pio IX, l'8 dicembre 1854, con la proclamazione del Dogma dell'Immacolata), quando il Re decise di partecipare, come era suo solito fare, alle manovre militari che si tenevano periodicamente in questo ampio campo, attrezzato per le parate militari.
Sovente era lo stesso sovrano a comandare le truppe, considerando queste esercitazioni come delle vere eproprie operazioni militari.
Nel corso della sfilata delle truppe,che seguì la fine delle esercitazioni, un soldato di leva appena arruolato nelle truppe borboniche, di nome Milano, ruppe le righe e attentò alla vita del Sovrano, che in quel momento si trovava a cavallo, sferrando un colpo di baionetta.
Fu un ufficiale della Guardia Reale, di nome Francesco La Tour, che come un lampo riuscì a disarmare l'attentatore, rendendolo inoffensivo ed evitando danni sicuramente ben più gravi per il sovrano.
Il soldato fu subito arrestato e condotto in carcere. Il Re se la cavò con una ferita al fianco ed ebbe la forza dicontinuare la parata, incurante delle possibili conseguenze alla sua salute come se nulla fosse accaduto.
Al termine del cerimoniale fece ritorno al palazzo reale, dove fu assistito e curato.
Cinque giorni dopo l'attentato, il 13 dicembre, il vile attentatore fu frettolosamente quanto misteriosamente condannato a morte e la sentenza fu subito eseguita per impiccagione nel largo fuori Porta Capuana.
Questa fretta nel eliminare il colpevole lascia supporre la intenzione di non far emergere una molto probabile rete di complicità e complotti rimasti tutt'ora oscuri.
Alcuni episodi concomitanti, che si verificarono in quel giorno, furono ritenuti soprannaturali e interpretati dal popolino come premonitori dell'attentato... Infatti pare che nella mattina dell’attentato, un tal frate di sant’Antimo, di nome fra Luigi, sostando in preghiera davanti all'altare della Madonna, ebbe una visione della Vergine che gli presagiva l'attentato al sovrano. Riferì tutto al suo frate guardiano,chiedendo di avvisare a sua volta la gendarmeria di palazzo reale e di far sapere al Re di non andare al Campo, perché la sua vita era in grave pericolo. Il frate guardiano, che si chiamava fra Angelo di Napoli, si recò subito a palazzo reale e ottenne l'udienza reale.
Ferdinando II non volle ascoltare minimamente le parole del frate, che lo scongiuravano a recarsi alla prevista parata.
Confermò quindi la sua presenza alla cerimonia militare, anche se la segnalazione lo aiutò a restare vigile durante lo svolgersi della parata; infatti ebbe un guizzo che lo aiutò a schivare i colpi dell'attentatore.
Dopo lo scampato pericolo, il Re decise di far innalzare una chiesa in quel luogo, dedicandola in ringraziamento alla Madonna Immacolata, verso la quale si mostrò grato per la grazia ricevuta.
Dal canto suo, il vile attentatore divenne un eroe acclamato durante la conquista garibaldina. Alla madre fu riconosciuto un vitalizio dagli invasori mercenari e sardi.
Il 13 luglio 1857 l'Arcivescovo di Napoli, il card. Sisto Riario Sforza, benedisse e posò la prima pietra della costruenda chiesa, con il titolo dato di "Vergine Santissima Immacolata".
L'evento fu immortalato dal celebre pittore di casa reale, Salvatore Fergola, in un bel quadro oggi conservato nel museo di San Martino.
La facciata del tempio si compone di due ordini di lesene, realizzate in stucco, sormontate da un grande timpano triangolare, dentro il quale è stato poi riportato un bassorilievo in stucco raffigurante l'Immacolata, mentre, in due nicchie laterali, sono state sistemate le statue in gesso di S. Pietro e S. Paolo.
Sopra il portale d'ingresso, si legge la seguente iscrizione di dedica fatta scrivere in ex voto da Ferdinando II:"IMMACULATAE DEIPARAE VIRGINI DICATUM". La chiesa unizialmente fu chiamata anche della "Glorietta al Campo di Marte".
Purtroppo la costruzione della chiesa subì diverse sospensioni e ritardi nel completamento, a causa della conquista del Regno da parte dei Savoia .
La chiesa fu completata nel 1863, anche se con forme non rispettose delle linee progettuali iniziali. La stessa facciata è stata nel corso del tempo affiancata da alcuni edifici di civili abitazioni, che l'hanno privata della visione integrale del suo bel campanile posteriore. Nel 1945, e ancora nei decenni seguenti, la chiesa ha subito importanti interventi per ampliamenti e restauri.
Furono in particolare realizzate le cappelle laterali.
Nella chiesa sono conservate diverse statue antiche di santi, in particolare una statua lignea di san Michele Arcangelo del '700, proveniente dalla chiesetta omonima degli Edbomandari, distrutta per realizzare la Salita di Capodichino e la statua dell'Immacolata Concezione, opera di Francesco Caputo.
 Regno di Napoli e delle Due Sicilie

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