Situazione del lavoro oggi in Italia, La delocalizzazione, lo stagismo e i limiti imposti per le assunzioni
Cosa è la
“delocalizzazione?:
La delocalizzazione (in inglese offshoring) in economia rappresenta l'organizzazione della
produzione dislocata in regioni o stati
diversi. Il mercato globale, oltre a consentire l'acquisto di merci in luoghi
diversi da quelli usuali, ragionando sul mercato delle offerte a livello
planetario e non più nazionale o regionale, ha consentito di pensare che alcune
funzioni produttive possano essere totalmente delocalizzate in luoghi ritenuti
più adatti.
Il fenomeno va inserito nell'ambito del commercio mondiale che, sebbene
strettamente legato alla società moderna, trova le sue radici nel XV
secolo e più precisamente nell'anno 1492,
che può essere considerato come anno di nascita del sistema economico mondiale,
anno di scoperta
dell'America.
Gli obiettivi sono molteplici, anche se tutte riferentesi alla convenienza
economica. Per prima l'economicità, che deriva dalla ricerca di Paesi in cui ci
sia un concreto vantaggio comparato rispetto ad altri, vale a dire un insieme
di regole, situazioni, usi e consuetudini che rendono quel tipo di lavoro
meglio realizzabile lì piuttosto che altrove. Per esempio, una produzione in
cui la parte focale sia costituita dalla mano d'opera rispetto al valore
intrinseco delle merci in trasformazione, viene realizzata in un luogo in cui
il costo del lavoro sia minimo, per esempio la Cina.
Una produzione in cui sia necessario un notevole apporto di know-how e software a buon mercato, viene realizzata
in India dove sono presenti alte
professionalità ad un prezzo orario limitato.
In secondo luogo, oltre al vantaggio comparato naturale, esistono incentivi alla delocalizzazione per ragioni di politiche economiche di sviluppo.
Una terza ragione per delocalizzare, propedeutica in un certo senso alle altre, è la possibilità organizzativa di delocalizzare, cioè avere una organizzazione del lavoro per cui è possibile "staccare" una parte o la totalità di una certa produzione e realizzarla altrove come l'industri del mobile imbottito che seppur made in Italy viene prodotto in Romania, Cina ecc., come pure le auto, esempio la Iveco che produceva in Russia ecc.
Gli effetti della delocalizzazione sono sfavorevoli al territorio che perde le produzioni, subisce una contrazione dei lavoratori impiegati in quel settore e perde competitività strutturale, giacché se prima delocalizzare significava solo dare all'esterno funzioni semplici (un-skilled in inglese), attualmente si delocalizzano funzioni importanti (ingegneria, software, progettazione) che vanno sicuramente ad incidere negativamente sul sistema economico e sociale.Quindi il danno economico derivante per le nostre terre al sud è incredibile, chi ci guadagna sono solo le grosse aziende che sfruttando il nome del “Made in Italy” schiavizzando gli operai esteri e impoverendo quelli del nostro territorio, a tutto questo si aggiunge la tragedia degli incentivi al lavoro che , se da una parte agevolano l’ingresso al lavoro dei giovani, dall’altra precludono ogni possibilità a chi ha superato i limiti di età per essere sfruttato grazie agli incentivi statali, per non parlare dell’altro grave sfruttamento, lo stagismo e l'alternanza scuola-lavoro. A tutto questo il movimento Grillino , sperando di correggere la situazione ha peggiorato ulteriormente il mondo del lavoro , spero ingenuamente.
Il reddito di cittadinanza è una buona idea se applicata nel modo giusto e soprattutto deve essere un tampone temporaneo perché il soggetto in età lavorativa deve assolutamente rientrare nel mondo del lavoro e non essere parcheggiato sul divano aspettando la manna grillina, per non parlare dei “navigator”, che fine hanno fatto?
Siamo al limite del reato di voto di scambio a questo punto perché non si è prodotto una rivoluzione nel mondo del lavoro ma solo una stagnazione a spese dello stato e quindi dei cittadini.
E’ ora che lo stato italiano cambi veramente, se ne ha la volontà, chi di dovere eletto “purtroppo indirettamente” dal popolo, si dia da fare per eliminare i limiti di età, favorire le assunzioni regolarmente retribuite nella micro industria e nell’artigianato e soprattutto far funzionare davvero il cosiddetto ufficio del lavoro, eliminando concorsi truffa per lavorare.
Tanto si doveva…
Rocco Michele Renna
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