TRE MILIONI DI FRANCHI IN PIASTRE D’ORO A GARIBALDI PER COMPRARSI IL SUD, ce lo raccontano i massoni.
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Millo Bozzolan |
TRE MILIONI DI FRANCHI IN PIASTRE D’ORO A GARIBALDI PER COMPRARSI IL SUD, ce lo raccontano i massoni.
DI
I MASSONI SVELANO COME FURONO FINANZIATI I MILLE se ce lo spiegano loro, cosa c’era sotto, c’è da dar retta alla fonte…
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Marsala, provincia di Trapani nel 1860, Val di Mazara fino al 1812, nel momento più infelice della sua storia. |
Adesso, ecco la sconcertante rivelazione. Viene dal convegno “La
liberazione d’Italia nell’opera della Massoneria”, organizzato a Torino
nel settembre del 1988 dal Collegio dei Maestri Venerabili del Piemonte,
con l’appoggio di tutte le Logge italiane. Di recente sono stati
pubblicati gli Atti, a cura dell’editrice ufficiosa dei massoni. Una
fonte sicura dunque, visto il culto dei “fratelli” per quel Garibaldi
che fu loro Gran Capo.
Un breve intervento —poco più di due paginette, ma esplosive— a firma di uno studioso, Giulio Di Vita, porta il titolo “Finanziamento della spedizione dei Mille”.
Già: chi pagò? Come riconosce lo stesso massone autore della ricerca:
«Una certa ritrosia ha inibito indagini su questa materia, quasi temendo
che potessero offuscare il Mito. Quanto viene solitamente riferito è un
modesto versamento —circa 25.000 lire— fatto da Nino Bixio a Garibaldi in persona all’atto dell’imbarco da Quarto».
E invece, lavorando in archivi inglesi, l’insospettabile Di Vita ha
scoperto che, in quei giorni, a Garibaldi fu segretamente versata
l’enorme somma di tre milioni di franchi francesi, cioè
(chiarisce lo studioso) «molti milioni di dollari di oggi». Il
versamento avvenne in piastre d’oro turche(*): una moneta molto
apprezzata in tutto il Mediterraneo.
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le famose "piastre" turche |
A che servì quell’autentico tesoro? Sentiamo il nostro ricercatore: «È
incontrovertibile che la marcia trionfale delle legioni garibaldine nel
Sud venne immensamente agevolata dalla subitanea conversione di potenti
dignitari borbonici alla democrazia liberale. Non è assurdo pensare che
questa illuminazione sia stata catalizzata dall’oro». Anche perché ai
finanziamenti segreti se ne aggiunsero molti altri (e notevolissimi,
palesi) frutto di collette tra tutti i “democratici” di Europa e
America, del Nord come del Sud.
Sarebbero così confermate quelle che, sinora, erano semplici voci: come,
ad esempio, che la resa di Palermo (inspiegabile sul piano militare)
sia stata ottenuta non con le gesta delle camicie rosse ma con le
“piastre d’oro” versate al generale napoletano, Ferdinando Lanza.
Con la prova dei molti miliardi di cui disponeva Garibaldi si può forse
valutare meglio un’impresa come quella dei Mille che mise in fuga un
esercito di centomila uomini (tra i quali migliaia di solidi bavaresi e
svizzeri), al prezzo di soli 78 morti tra i volontari iniziali.
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Garibaldi incontra un inviato del gen. Lanza per trattare l'armistizio |
Ma c’è di più: il poeta Ippolito Nievo se ne tornava da Palermo a Napoli al termine della spedizione. Il piroscafo su cui viaggiava, l’”Ercole”,
affondò per una esplosione nelle caldaie e tutti annegarono. Si
sospettò subito un sabotaggio ma l’inchiesta fu sollecitamente
insabbiata. Le cose possono ora chiarirsi, visto che il Nievo, come capo
dell’Intendenza, amministrava i fondi segreti e aveva dunque con sé la
documentazione sull’impiego che nel Sud era stato fatto di quei fondi.
Qualcuno evidentemente non gradiva che le prove del pagamento
giungessero a Napoli: non si dimentichi che recenti esplorazioni
subacquee hanno confermato che il naufragio della nave del poeta fu
davvero dovuto a un atto doloso.
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il piroscafo Nettuno, simile all'Ercole. Tutt'e due appartenevano alla "Armata di mare" del Regno delle Due Sicilie |
Si cominciava bene, dunque, con quella “Nuova Italia” che i garibaldini
dicevano di volere portare anche laggiù: una bella storia di corruzioni e
di attentati. Ma Nievo portava, pare, solo ricevute: dove finirono i
miliardi rimasti, e dei quali solo pochissimi capi dei Mille erano a
conoscenza?
In ogni caso, era una somma che solo un governo poteva pagare. E, in
effetti, la fonte del denaro era il governo inglese (non a caso lo
sbarco avvenne a Marsala, allora una sorta di feudo britannico, e sotto
la protezione di due navi inglesi; e proprio su una nave inglese nel
porto di Palermo fu firmata la resa dell’isola).
Come riconosce il «fratello» Di Vita, lo scopo della Gran Bretagna era
quello già ben noto: aiutare Garibaldi per “colpire il Papato nel suo
centro temporale, cioè l’Italia, agevolando la formazione di uno Stato
protestante e laico“. Le monarchiche isole pagarono cioè il repubblicano
Eroe perché distruggesse un Regno, quello millenario delle Due Sicilie,
purché anche l’Italia, «tenebroso antro papista», fosse liberata dal
cattolicesimo.
fonte: https://venetostoria.com
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